(foto LaPresse)

Tra smog e sharing mobility: la grande guerra della mobilità

Daniele Bonecchi

Milano si classifica al quarto posto in Europa per offerta di mezzi di trasporto in condivisione. Il vero nodo però è la logistica delle merci

Quei duemiladuecentocinquanta monopattini (sharing) elettrici che – dopo aver guadato la palude della burocrazia statale – hanno riconquistato strade e marciapiedi della città sono la risposta più facile, cioè d’immagine all’emergenza ambientale che stringe in questi giorni Milano e la Lombardia. Ora i monopattini anti smog rischiano di schiantarsi contro il muro dei regolamenti comunali. Tutti infatti dovranno avere luci, numero identificativo (una sorta di targa), limitatori di velocità e “dovranno essere mantenuti in perfette condizioni di efficienza e sicurezza per l’utente”. “Potranno sostare esclusivamente negli stalli di sosta dedicati alle biciclette o a lato strada, dove non sia espressamente vietato. Nella Cerchia dei Navigli, dove non esiste sosta libera, i monopattini potranno attivare e chiudere il noleggio solo in uno degli oltre 4.300 stalli sosta per biciclette attraverso sistemi tecnologici realizzati a cura delle società di gestione”, ha spiegato il Comune.

 

Primi giorni del nuovo anno: Milano ha aumentato le telecamere di Area B, ma ha dovuto bloccare la circolazione delle auto più inquinanti. Secondo il presidente dell’Automobile Club Milano, Geronimo La Russa, “è ormai provato che l’accanirsi solo ed esclusivamente contro gli automobilisti non paga. È altrettanto noto che lo smog va combattuto con azioni che vadano a incidere anche su settori come il riscaldamento degli edifici e l’implementazione del verde urbano”. La partita della mobilità è la madre di tutte le contese che, nella capitale del terziario e del commercio, chiede a Comune e Regione ogni sforzo possibile per garantire alla città di continuare a crescere. Il 2020 è l’anno della “riscossa” di Trenord (sciopero di ieri a parte) che, accerchiata dai pendolari stanchi dei troppi disservizi (molti dei quali targati Rfi), inizierà finalmente a raccogliere i frutti dei primi 15 nuovi “Caravaggio”: i treni che Regione Lombardia ha acquistato. E proprio per garantire la svolta nel servizio la Regione ha scelto l’assegnamento diretto del servizio a Trenord (e non la gara europea) per 10 anni. Il Pirellone infatti ha avviato la “pre informativa senza indizione di gara” con la delibera del 23 dicembre scorso.

 

Intanto Atm ha scelto la rivoluzione green, che nel corso del 2020 segnerà la svolta a favore dell’energia elettrica. Sono in arrivo 250 autobus elettrici e 80 nuovi tram. Senza contare che procedono i prolungamenti delle linee della metropolitana. E c’è chi come Luca Stanzione (segretario regionale Filt Cgil) lancia addirittura la proposta di una santa alleanza fra Trenord e Atm in vista delle Olimpiadi: “Una scelta che favorirebbe la definizione di un unico progetto per la mobilità dell’evento. Non va nascosta la complessità degli spostamenti che ricalca la geografia delle Olimpiadi: da Milano alla Valtellina fino ad arrivare a Cortina. Serve un progetto unitario, condiviso, in grado di superare le singole aspirazioni che si possono tradurre in rivalità, rischiando di diventare disservizio”.

 

In ogni caso, la mobilità di oggi e di domani in città è destinata a dividersi (integrandosi) tra il trasporto pubblico e le sharing solution. Milano – secondo la ricerca realizzata dalla piattaforma web e app Omio – si classifica al quarto posto per sharing mobility in Europa, dopo Berlino, Vienna e Parigi. Al passo con le altre capitali europee e leader per quanto riguarda lo scooter sharing, con ben tre compagnie attive. Milano è anche tra le prime in classifica per quanto riguarda i monopattini elettrici, mentre l’offerta di bike sharing risulta limitata. Per quanto riguarda i monopattini elettrici in condivisione – la “novità” dell’anno – Milano presenta un’offerta ampia e conveniente rispetto alle altre città europee, con un prezzo medio di 4,20€ per 30 minuti di utilizzo. Secondo i dati raccolti al momento in cui è stata condotta la ricerca, si possono noleggiare biciclette condivise in tutte le città tranne che a Roma, Porto, Edimburgo e Bratislava. Poi c’è il car sharing che a Milano dispone di un servizio tra i più competitivi d’Europa con 3.000 auto in circolazione e sei operatori. I vantaggi sono noti e vanno oltre la tutela dell’ambiente: non ci sono costi di acquisto e manutenzione, i veicoli entrano liberamente in Area C e parcheggiano gratuitamente nelle strisce gialle e blu, l’utente paga solo il canone annuale e le tariffe per il reale utilizzo.

 

Il nervo scoperto di Milano si chiama invece mobilità delle merci. “La logistica delle merci nell’area milanese avviene all’interno di un contesto caratterizzato da un’elevata concentrazione di imprese, addetti e popolazione e con una domanda di mobilità elevata. La necessità di rendere fluida tale domanda attraverso infrastrutture e sistemi di gestione adeguati è indispensabile anche perché l’area milanese si pone come gateway dell’interscambio merci nel contesto europeo”, spiega Assolombarda durante la Mobility Conference. Mancano dati affidabili sui volumi di traffico delle merci e nemmeno il Pums (Piano della Mobilità), licenziato dal Comune di Milano, sembra affrontare con tempestività il problema. Assolombarda spiega che “politiche volte esclusivamente alla restrizione generalizzata alla circolazione dei mezzi non fanno altro che portare a una inefficienza del settore”. Non mancano “esperienze positive di city logistic nazionali ed estere che possono costituire una fonte di inspirazione importante per l’implementazione di politiche di distribuzione urbana merci nell’area milanese”. Si tratta di piattaforme logistiche già sperimentate a Londra e Barcellona, senza escludere la intermodalità ferro-gomma applicata per la grande distribuzione organizzata a Parigi. Gli imprenditori sono disponibili a sperimentare, ora tocca al Comune battere un colpo.

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