Non solo gli scali di Milano
Chi sono, come lavorano e cosa faranno gli “olandesi” di Arcadis, che hanno vinto San Cristoforo e Farini
E’ balzata all’attenzione della città lo scorso maggio quando si è aggiudicata, con una squadra multidisciplinare, il concorso per la trasformazione e rigenerazione urbana degli scali Farini e San Cristoforo a Milano. Ma si è trattato solo di un biglietto da visita per Arcadis Italia, filiale di una multinazionale olandese fondata nel 1888 e attiva nell'ambito della consulenza, progettazione, ingegneria e project management. Le ambizioni nel nostro paese, in particolare nella nostra città, sono elevate e i mezzi per realizzarle non mancano, come dimostrano i numeri da capogiro della società dei Paesi Bassi: è attiva in 70 paesi, conta 28 mila dipendenti e un fatturato di 3,300 miliardi. Più ridotto il giro d’affari italiano con 34 milioni di fatturato e 180 dipendenti distribuiti tra le sedi Milano e Roma ma si tratta di cifre che si punta ad incrementare partendo dalla capitale economica: “Siamo una società di ingegneria legata all’acqua – spiega l’Amministratore delegato Massimiliano Pulice - forniamo consulenza tecnica per bonifiche, due diligence e waterfront. Il nostro obiettivo è proporre programmi di rigenerazione urbana che abbiamo adottato in tutto il mondo e Milano, che presenta piani di trasformazione molto importanti nel periodo che va sino al 2030, è un luogo molto interessante”.
Il ragionamento dell’Ad si sviluppa andando oltre quella che comunemente è considerata la grande Milano: “Lo spazio che si raggiunge con un viaggio di appena un’ora di treno da Milano riguarda 15 milioni di persone, non è molto se consideriamo i grandi agglomerati di Londra o Parigi ma è pur sempre una grande realtà: per questo Milano è la città in cui ci concentreremo nei prossimi 20 anni”. Punto fermo di Arcadis è il rapporto non subalterno con gli studi di architettura: “Bisogna capire cosa è possibile fare, quale bonifica è fattibile – aggiunge Pulice – poi si può passare al masterplan: l’archistar dovrà tenere conto del nostro lavoro”.
Oltre ai due ex scali ferroviari la società olandese è impegnata con le bonifiche di Calchi Taeggi, periferia sudovest della città, ovvero la ex Cava di Geregnano zona Bisceglie (si tratta di un’area su cui sorgerà un nuovo complesso residenziale molto “verde” realizzato da Borio Mangiarotti, un altro tassello di recupero urbano sostenibile delle periferie). Per ampliare questo orizzonte è stato nominato come City Executive Carlo Masseroli, già assessore all’Urbanistica con l’amministrazione Moratti (suo il precedente Pgt) e direttore generale di Milanosesto. Una figura che conosce bene i meccanismi che regolano il settore pubblico e quello privato: “Oggi i progetti si sviluppano sull’interesse pubblico e sulla sostenibilità privata - afferma -, noi mettiamo a disposizione le competenze per realizzare una partnership pubblico-privato avendo come lettura chiave l’interesse generale”.
In questa ottica i prossimi obiettivi si chiamano Bovisa e i progetti di “Reinventing Cities” per i quali è previsto il bando internazionale di C40, senza però trascurarne altri più caldi che sono al centro del dibattito cittadino: “Siamo interessati a tutto – precisa Masseroli -, a cominciare dagli scali, vedremo se potremo partecipare a qualche cordata: noi cerchiamo quelle più adeguate al nostro modo di fare impresa. Anche il discorso sullo stadio di San Siro ci interessa, allo stesso modo del Seveso e dei Navigli ( il problema della risistemazione idrica sotterranea è cruciale, nei piani del Comune) dove potremmo mettere a disposizione la nostra esperienza sui progetti di ingegneria idraulica”. Un impegno a tutto campo, insomma, anche sui progetti socialmente più complicati: “La riqualificazione delle case popolari – sostiene l’ex assessore – rientra nei nostri disegni sulla città: abbiamo il know how per offrire un nostro contributo e le occasioni sono tante, penso al tema della copertura dei binari dove possiamo vantare l’esempio di Parigi con un’opera realizzata accanto alla Senna”.
Oltre che dal punto di vista degli interventi anche sotto il profilo finanziario si prevede il segno più: “Cresciamo del 10 per cento l’anno – conclude Pulice – nel 2020 raggiungeremo 185 dipendenti, porteremo il fatturato a 40 milioni e continueremo la collaborazione con i soggetti privati, come il Politecnico con cui lavoriamo da dieci anni”.