Fortino Forza Italia
La pattuglia azzurra in regione e le fragilità leghiste. Se il partito ha ancora un senso, si vedrà al Pirellone
È l’ultima trincea di un partito in grandissima difficoltà, ma che ancora non è sepolto. Tanto nel Parlamento nazionale quanto in Lombardia, terra natale. Forza Italia non sta deflagrando. Sta lentamente perdendo linfa vitale, si sta dissanguando nel silenzio delle proposte. E Fratelli d’Italia sta facendo un recruiting assai insistente su chiunque abbia voti e condivida la linea. Addirittura c’è chi ipotizza che prestissimo Giorgia Meloni potrebbe arrivare a Milano a parlare con i liberali, con gli ex socialisti. Con chi insomma arriva da altre storie politiche, e altre tradizioni, e che adesso si trova sulla zattera della Medusa senza nessuna voglia di darsi al cannibalismo delle poltrone, che sono sempre meno. Ed è pur sempre vero che nella storia del partito di Silvio Berlusconi, anche a livello locale, non sono mai mancati gli esponenti che arrivavano da una cultura più vicina alla destra nazionale. Fratelli d’Italia in questo senso potrebbe essere ovviamente un porto sicuro, considerando anche che la Lega, da questo punto di vista, è ingolfata: le porte del Carroccio sono di fatto chiuse, almeno ad oggi. Tuttavia, in questo scenario, mentre il governatore leghista “pragmatico” Attilio Fontana può acquistare forza per la svolta “moderata” di Matteo Salvini (o che una parte della Lega, con vista sulle manovre romane, prova a imporre a Salvini), di modo che il Capitano si occupa di coprire il lato destro-populista, mentre nel frattempo lascia il lato centrale moderato a Giancarlo Giorgetti, in regione Forza Italia non è ancora morta. C’è un numero che costruisce la ridotta, l’ultima trincea, l’ultima collina che per almeno tre anni ancora sarà di ostacolo allo strapotere leghista. È il numero del gruppo regionale: 12 consiglieri. Dodici. Tutti gli altri gruppi, tranne la Lega, messi insieme arrivano a sette. La Lega ha la percentuale maggiore, con 29 seggi. Ma non bastano per arrivare alla maggioranza che è di 41. Questo semplice calcolo numerico si applica a una Forza Italia molto compatta. Una chimera, rispetto a quanto visto negli ultimi anni. Tuttavia, dopo il fallimento dell’opzione Toti e la prematura scomparsa delle sirene di Cambiamo!, il gruppo si è parzialmente ricompattato, malgrado permangano antipatie, liti, scontri. A rendere più compatto il fronte è anche la Lega stessa, che peraltro è tutt’altro che un monolite. Ci sono almeno cinque franchi tiratori tra gli scanni della Lega che spesso e volentieri causano tensioni. Una volta è dovuto intervenire addirittura Matteo Salvini per dire a brutto muso ai consiglieri di votare quel che doveva essere votato e di non fare storie, che altrimenti la ricandidatura se la sarebbero scordata. Era il voto per il referendum, e non c’era da scherzare: ovviamente nessuno ha fiatato. Poi un paio di volte la maggioranza è andata sotto, ma nessuno ci ha letto una crisi politica (anche se i maligni ci hanno ricamato tantissimo su). Tuttavia, per l’eterogenesi dei fini, si è dimostrato che senza Forza Italia è impossibile una maggioranza.
Il problema è che questo protagonismo pragmatico di Forza Italia si è svilito nel vittimismo di chi vede il proprio partito perdere ogni posizione. Sulle nomine, gli azzurri non stanno toccando palla. Nessuno se ne occupa davvero. E chi lo fa, non ha mordente. Parimenti, su una mozione come quella che avrebbe voluto presentare Gianluca Comazzi, per intitolare uno spazio della Regione a Bettino Craxi, è bastata una piccola polemica sui giornali e una discussione in una chat del Carroccio per farla sparire dai radar: è stato lo stesso Comazzi, che avrebbe voluto presentarla, a lasciare cadere l’idea. In particolare, c’è una nomina sulla quale si testerà se Forza Italia ha ancora polso politico, e non soltanto dei numeri. È quella a sottosegretario alla presidenza nel posto lasciato libero da Fabio Altitonante (aveva la delega all’area Expo per la Regione Lombardia). la casella toccherebbe agli azzurri, ma nel Carroccio la vorrebbero per un esponente milanese che si occupi del capoluogo, anche in vista delle elezioni del prossimo anno. Fontana vorrebbe stare fermo e non scegliere nessuno. Forza Italia avrebbe invece in animo di proporre Carlo Malvezzi. Da questa piccola battaglia simbolica si capirà se la ridotta dei seggi in Consiglio è ancora solida oppure se, malgrado i numeri, i mali di Forza Italia sono ormai paralizzanti in senso compiuto.