L'Assessor sottile
Gallera guida la Sanità con piglio decisionale e sta diventando famoso. Pensierini da sindaco
Dovunque va, si mette a correre: Israele, Londra, Parigi. Si sta preparando per la maratona, Giulio Gallera. L’appuntamento è per il 3 di maggio, a Praga. Chissà se potrà gareggiare, per l’emergenza coronavirus, l’assessore alla Sanità lombardo che solo cinque giorni prima, il 28 aprile, compirà 51 anni. Mezzo secolo vissuto sempre in politica, da quando, a soli 21 anni, si candidava al consiglio di circoscrizione 19. “Attualmente sono membro della Direzione cittadina della Gioventù liberale di Milano”, raccontava su un volantino con la sua faccia affilata, da ragazzino. Poi avvocato, poi Forza Italia, una lunga fedeltà. Poi Palazzo e i molti ruoli, ormai, in Regione. Ora in questa epidemia (tra fatti veri, allarmismi troppi che iniziano a stancare gli stakeholder di Milano e le polemiche politiche) Gallera è il volto delle istituzioni per i lombardi e i milanesi. Conferenza stampa due volte al giorno in streaming nazionale, apparizioni su tutte le tv e radio. Poi nella segreta stanza dove decine di persone si alternano con dati, aggiornamenti, provvedimenti da prendere. Quel che è chiaro è che il coronavirus non è una brezzolina che passa stando due giorni sottocoperta. Tra contagio e psicosi la crisi va gestita. E lui sta trasmettendo ai cittadini l’immagine di saperlo fare con sangue freddo, rubando perfino la scena a Beppe Sala, e non è facile.
Perché è chiaro che il coronavirus e quel che in ogni caso ne conseguirà irromperà con forza nella costruzione di un’idea politica da parte dei milanesi. Più o meno come Expo era stata il perno di ogni discorso quattro anni fa. Tradotto: nel 2021, in primavera, si voterà non solo in base a come sarà la città tra un anno, ma anche per come si sono gestite le emergenze. E la memoria degli elettori è lunga, e spesso strana. Sembra una follia, ma quando Letizia Moratti davanti a una nevicata eccezionale cedette parte del sale di Milano a Torino, bel gesto, in tanti pronosticarono che in quel momento aveva perso le elezioni. Malgrado Expo, malgrado il rilancio immobiliare, malgrado i fondi spesi per la campagna elettorale. Perché i milanesi non scordano nulla. E dunque, Gallera potrebbe emergere dalle attuali tempeste come il volto di un candidato sindaco papabile per un centrodestra governante e rassicurante. E potabile, soprattutto.
Ma chi è? Di Forza Italia, ma scontentissimo dell’andazzo generale del partito dei moderati al punto di ipotizzare un’uscita a favore di Cambiamo! di Toti. Uscita per fortuna abortita, per mancanza di senso del ritmo del presidente ligure. I mal di pancia tra gli azzurri in Regione sono lancinanti, ma Gallera resta al suo posto, forte anche delle oltre 11.700 preferenze raccolte alle ultime elezioni. Il più votato. Quella notte, al comitato elettorale, c’erano decine di persone, bicchieri di carta e torte fatte in casa. Un po’ oratorio, un po’ festa paesana piena di allegria. Il suo mondo, il suo stile di comunicazione politica sempre rimasto legato al su territorio. Ma ora è un altro momento. Scavalcando in precisione comunicativa Attilio Fontana, Gallera non le ha mandate a dire a Giuseppe Conte: “Noi veniamo in maniera ignobile attaccati da un presidente del Consiglio che, non sapendo di cosa parla, dice che noi non seguiamo i protocolli, quando Regione Lombardia i protocolli non solo contribuisce a livello nazionale a realizzarli, ma li segue in maniera puntuale”. Il moderato liberale più duro – e soprattutto più efficace – di Salvini.
Per Gallera, si parla di una possibile candidatura nel 2021, si diceva. Certo, è di Forza Italia. Certo, avrebbe bisogno di un paracadute e tante rassicurazioni perché Beppe Sala è forte, fortissimo. Mediaticamente il sindaco di Milano è una macchina da guerra. Ha seminato tanto, negli anni. E il caffè nei vari quartieri, ogni sabato mattina, vuol dire presidio del territorio. Ma Sala ha capito perfettamente che sul coronavirus si gioca il consenso dei milanesi. Ed è il primo responsabile di Sanità della città, come recita la legge. Per questo aveva preso in mano le redini e deciso la chiusura delle scuole senza attendere che glielo ordinasse il governo, o la Regione. Sala vuole incarnare l’orgoglio di una Milano che ce la farà da sola. Una figura come quella di Gallera, tutta politica, potrebbe essere la sfida ideale: infatti il primo cittadino si aspetta ancora che la Lega schieri un uomo della società civile, magari un imprenditore. Ma Gallera sta assumendo il ruolo da protagonista, sta accrescendo la propria riconoscibilità. Si pone come interlocutore e fustigatore del governo, giocando un ruolo guida non solo mediatico della crisi, in forza della propria delega alla Sanità. Anche ai tempi del contagio, la riconoscibilità e la reputazione sono sempre qualcosa che hanno un valore enorme.