Dov’è finito l’amministratore concreto rispettato anche dagli avversari, che sapeva mettere gli interessi dei cittadini al di sopra di quelli di partito? I sindaci della Lombardia ricordano la persona sempre pronta al confronto con tutti, lontana da posizioni ideologiche o strumentali. Che fine ha fatto lo spirito di Attilio Fontana, non reperibile nemmeno nella intervista a vuoto rilasciata ieri al Corriere? “All’Anci fu un’esperienza, sia personale che politica, favorevole e anche piacevole”, spiega Giorgio Oldrini, per lungo tempo sindaco di sinistra di Sesto San Giovanni, all’epoca vicepresidente con Giulio Gallera dell’Anci, mentre Fontana, sindaco di Varese ne era il presidente. “Alla guida del paese c’era un governo di centrodestra che aveva messo alle corde i bilanci dei comuni. Coi sindaci della Lombardia e l’Anci organizzammo una imponente manifestazione e Fontana non si fece condizionare: un atto di coraggio apprezzabile. Poi – conclude Oldrini – quando cambiò l’aria e il centrosinistra tornò maggioranza nel paese, ci fu chi chiese la testa di Fontana ma io mi opposi: aveva sempre dimostrato correttezza e onestà. Insomma, un leghista ‘democristiano’, nell’accezione positiva”. E quando Matteo Salvini – dopo la rinuncia di Bobo Maroni – propose Fontana alla Regione, in molti, anche di orientamento politico diverso, la trovarono una buona scelta. Fontana ereditava da Maroni il progetto dell’autonomia differenziata, un obiettivo da realizzare al più presto. Ma il governo Salvini-Di Maio non mosse foglia, poi Francesco Boccia non ha fatto che complicare la partita. Un fallimento politico. Il resto è storia delle ultime settimane.
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