Sala scrive libri, forse perché sa che con questo Pd non si va lontano
Nell'ottica di un secondo mandato il sindaco rischia di trovarsi sguarnito: al momento non ha più un “modello” da vendere, e dalla sua parte c’è solo una sinistra neogiustizialista e “boccizzata”
Ci sarà tempo per leggere il nuovo libro di Beppe Sala e capire cosa intenda con l’idea di puntare sulla “società come creazione di valore”, dialogando però, persino, con il disvalore a tutto tondo dei Cinque stelle. Forse, a naso, intende dire che con l’attuale sinistra politica, in Italia, non si va lontano. Dove si possa andare con Grillo s’è già visto, punto. Ma per la sinistra a trazione Pd il caso Lombardia resta esemplare. Da mesi il bombardamento mediatico, opinionistico e persino giudiziario è tutto contro il governo di centrodestra a guida Lega e FI, Attilio Fontana e Giulio Gallera i bersagli grossi. E i motivi, analizzati a più riprese anche in queste pagine, non mancano. Ma dal fronte dell’opposizione, a ben guardare, non si è ben capito che proposte alternative siano state messe in campo, né tantomeno cosa sarebbe cambiato nella drammatica gestione della pandemia. Il Pd solo pochi anni fa più riformista d’Italia si è affidato in questi mesi alla linea del nuovo eroe dei due mondi (Europa e Milano) Pierfrancesco Majorino, e di una leadership di ex turborenziani risvegliatisi zingarettiani. O forse anche franceschiniani. Rassegnandosi a un ruolo di tribuna e di pura accusa.
Per ora, ha rimediato una mozione di sfiducia a Gallera caduta perché non aveva le gambe per andare, e un figura politicamente inadeguata sulla commissione d’inchiesta sul coronavirus: per ottenere la guida di una commissione, se sei in minoranza, bisogna saper trattare con la maggioranza. Ora il Pd se n’è ritirato, si aspettano le novità. Infine, ieri, il Pd ha sventolato come una vittoria politica il fatto che la maggioranza abbia ritirato in commissione Sanità il Piano sociosanitario regionale, “prima ammissione”, per il Pd, del fallimento della destra nella gestione del Covid. In realtà, essendo cambiato nel frattempo il mondo, il piano va rifatto (come anche quello nazionale). Pochino, per parlare di vittoria. La verità al momento è che se Beppe Sala – dopo un pellegrinaggio a Compostela – scioglierà davvero la riserva per il secondo mandato – rischierà di trovarsi sguarnito: non solo perché al momento non ha più un “modello” da vendere, ma perché dalla sua parte c’è solo una sinistra neogiustizialista e “boccizzata”. E a un centrodestra minimamente de-salvinizzato potrebbe bastare azzeccare il candidato per vincere. Quanto invece alla Lombardia, tenendo conto anche del cannoneggiamento antigovernativo che la nuova Confindustria di Bonomi sembra voler mantenere, il rischio per un Pd che guarda ai Cinque stelle e invoca giustizie proletarie è di lasciare il campo a un’altra amministrazione del centrodestra. Quale che sia. “Dal punto di vista clinico”, come va di moda dire adesso, la scomparsa della sinistra in Lombardia non è ancora accertata. Ma un test conviene farlo.