Ricordatevi le ferie
Quanto spendono (tanto) i lombardi in vacanza nelle altre regioni. Toti e Bonaccini lo sanno
Liberi tutti, o quasi. Dopo una settimana da appestati col governatore della Sardegna Christian Solinas pronto ai respingimenti dei lombardi e quello della Campania Vincenzo De Luca col “lanciafiamme” già pronto a Capodichino e a Napoli centrale per scoraggiare i turisti padani, ora i vacanzieri lombardi, in un contesto ancora confuso, possono programmare le loro brevi vacanze nell’èra Covid. Mestamente, perché la Lombardia, fino a tre mesi fa il motore del paese, oggi è la sorvegliata speciale post lockdown. E una selva di norme e procedure potrebbe pregiudicare le vacanze al forziere d’Italia. Il che però significa – anche senza sfoderate la sputafuoco di Beppe Sala, “ce ne ricorderemo” – il rischio di svuotare e non di poco il “forziere” turistico di altre regioni: perché i lombardi in vacanza ci vanno, e quando ci vanno spendono. Infatti c’è chi, da subito, ha spalancato le porte ai turisti. Su tutti il governatore Giovanni Toti, anche perché le seconde case dei milanesi in Liguria occupano una città grande come Genova e mandano avanti l’economia di buona parte della Riviera.
Anche Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, e Jole Santelli, governatrice della Calabria, non si sono risparmiati in quanto a ospitalità. E c’è da capirli, perché le vacanze dei lombardi valgono (a pieno regime) una bella cifra. Infatti il 60 per cento della spesa complessiva del turismo in Italia è alimentata dai turisti italiani. Secondo il Conto Satellite del Turismo di Istat, la spesa dei turisti italiani in Italia si attesta nel 2019 a un valore compreso tra 50 e 61 miliardi di euro a seconda che nel paniere si comprendano voci quali il carburante e servizi non prettamente turistici. La Lombardia vale un terzo di queste cifre. Secondo il Tci nella spesa turistica degli italiani in Italia i lombardi contribuirebbero per circa 14 miliardi. le prenze lombarde, in Emilia-Romagna, in “epoca normale” ammontano a 9 milioni. Le previsioni del Ciset (Centro internazionale di studi sull’economia Turistica) di Ca’ Foscari – prima che l’epidemia si affacciasse in Italia – raccontavano di una crescita del 3,1 per cento rispetto al 2019. Secondo Luigi Maderna, presidente lombardo della Fiavet (agenzie di viaggio) “si è aperto uno spiraglio e speriamo di recuperare, anche perché stanno cadendo molte barriere. Sembra prevalere l’idea di accogliere i turisti, con tutte le garanzie di sicurezza del caso. Anche se resta il grosso problema degli eventi, fiere e congressi, già programmati proprio per l’autunno, ai quali abbiamo dovuto rinunciare. Si tratta di servizi gestiti (dai voli alla prenotazione degli alberghi) proprio dalle agenzie di viaggi. Noi contiamo che dall’autunno possa ripartire anche questo settore. Per ora il flusso turistico tradizionale è fermo perché la pioggia di notizie negative ha fatto da deterrente. Poi va detto che i soldi sono pochi, ci aspettiamo vacanze brevi, per chi se le può permettere”. E la conferma arriva dall’indagine promossa da Confcommercio: gli italiani che pensano di fare vacanze sono il 48 per cento, mentre l’anno scorso erano il 70 per cento. I viaggi saranno brevi, anzi brevissimi, 35 su 100 indicano 2 o 3 pernottamenti al massimo. E così cresce la voglia di concentrare le vacanze vicino a casa, in Lombardia. E anche se con numeri ridotti questo turismo intra-lombardo può aiutare a far respirare tutto il pil nazionale.
“In questi giorni ho parlato con alcuni operatori del Garda – spiega Carlo Massoletti, presidente di Confcommercio Brescia – e quelli che hanno tenuto aperto in questo ponte del 2 giugno sono molto pochi, circa il 30 per cento delle attività alberghiere. Ma hanno ricevuto un discreto numero di ospiti e perciò sono moderatamente soddisfatti. Iniziano a ricevere qualche prenotazione sia dalla Lombardia che da altri territori italiani, anche se storicamente il 70 per cento della clientela del Garda viene dall’estero. Questo weekend tutti gli ospiti arrivati sul lago erano lombardi, da Milano ma anche dal lodigiano. Per molti è stata una prima volta perché il Garda è a portata di mano ma in passato non è mai stata una destinazione privilegiata. In questi giorni, con gli operatori del lago abbiamo discusso di come rilanciare turismo e ospitalità, ora stiamo coinvolgendo le amministrazioni locali per promuovere la nostra ospitalità e dare tutte le garanzie di sicurezza a chi viene sul lago. Il nostro obiettivo è quello di recuperare la reputazione che abbiamo conquistato in tanti anni per catturare anche i turisti lombardi, siamo moderatamente ottimisti”.
Le tre sponde del lago (Lombardia, Veneto, Trentino) stanno collaborando per il mercato interno. Il lago di Garda ha sempre superato i 20 milioni di turisti all’anno, e se si calcola che la Sicilia arriva a 9 milioni, si comprende “l’importanza dell’ospitalità di casa nostra”, conclude Massoletti. “L’orientamento che si sta consolidando è quello delle ferie vicino a casa – conferma Gianfranco Modica, presidente di Adiconsum Milano – Ora stiamo lavorando per quei consumatori che all’inizio dell’anno hanno prenotato viaggi e crociere e che ora rischiano di perdere i loro soldi. Infatti il sistema dei voucher per i rimborsi è un disastro. La legge un tempo consentiva i rimborsi, poi sono arrivati i voucher come soluzione unica, in contrasto con la normativa europea. Un gran pasticcio”.