Anche tu hai avuto una sbornia metafisica? - il NYT consiglia le letture per superarla
Hai ingurgitato due-tre drink a stomaco quasi vuoto. E però l'aspirina e il panino al prosciutto curano solo la sbornia fisica. Che fare con la sbornia "metafisica"?
Hai ingurgitato due-tre drink a stomaco quasi vuoto (ci perdoni l'esagerazione il ministro Luca Zaia, di gran lunga nominato da questo blog ministro aperitivista dell'anno per aver sdoganato i due bicchieri di vino: non sono sintomo di alcolismo). Hai ingurgitato troppi mojitos, dunque. E però l'aspirina e il panino al prosciutto curano solo la sbornia fisica. Non si sa invece che cosa fare con la ben più minacciosa sbornia "metafisica", ovvero quella sensazione di "depressione, tristezza, ansia, odio di sé, senso di fallimento e paura per il futuro che incombe sulla turbolenta mattina dopo", come scrive Dwight Garner sul New York Times, citando lo scrittore inglese Kinsley Amis, autore di un classico del genere, "Everyday drinking", ripubblicato con introduzione di Christopher Hitchens (scrive pure di aperitivi e non solo di neocon, meno male). Pare che Amis consigliasse una serie di letture per il day after: "Paradise Lost" di Milton (mah), Alexander Solgenitsin (in confronto ai tormenti della dissidenza intrasovietica qualsiasi sbornia appare poca cosa), P.G. Wodehouse (tutti vogliamo un perfetto maggiordomo Jeeves).
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