La Francia catalizza la creazione di un campione bancario europeo
La prudenza dei banchieri in merito alla faticosa ricerca di sinergie tra entità differenti non è svanita. Le banche francesi potrebbero avere la scorza per provarci
Roma. La Francia sta emergendo come nazione-guida del processo di aggregazione bancaria europeo, un processo a lungo invocato dalle autorità finanziarie continentali ma ignorato fino all’arrivo all’Eliseo di Emmanuel Macron, ex Rothschild. Fin dall’inizio della crisi finanziaria, i banchieri non hanno risposto alle spinte a fondersi arrivate da alcuni banchieri centrali e dalla Banca centrale europea perché le aggregazioni possono essere penose da realizzare e gestire.
Per i banchieri centrali, invece, la creazione di gruppi bancari più grandi e cross-border, tra intermediari di paesi diversi, è utile per trasmettere le azioni di politica monetaria all’economia in modo più fluido. La prudenza dei banchieri in merito alla faticosa ricerca di sinergie tra entità differenti non è svanita. Ma le banche francesi potrebbero avere la scorza per provarci. Société Générale e la rivale Bnp Paribas sono uscite dalla crisi dell’Eurozona, e da anni di stagnazione, tra le più forti e attrezzate banche continentali, o comunque tra le poche capaci di contrastare l’invasione delle banche di investimento americane in Europa. In ottobre Commerzbank, la seconda banca tedesca quotata in Borsa, ha scelto gli advisor per studiare una fusione con un altro gruppo in modo che lo stato potesse ridurre la sua posizione nel capitale dopo il soccorso pubblico del 2009. Secondo gli analisti, le banche capaci di ingoiare il boccone erano l’italiana Unicredit e Bnp e Crédit Agricole. Commerzbank fa gola perché è il canale di finanziamento privilegiato per la piccole e medie imprese tedesche. Un report di Mediobanca Securities ha invece ipotizzato gli effetti di una fusione tra Intesa Sanpaolo e Crédit Agricole per creare la prima banca europea. “La maggior parte degli amministratori delegati rinuncia a fusioni transnazionali perché troppo complesse e rischiose. Riteniamo che una fusione tra eguali tra Intesa Sanpaolo e il Crédit Agricole possa essere un esempio di come massimizzare le sinergie minimizzando i rischi di esecuzione”.
Crédit Agricole, ricordano gli esperti di Mediobanca, ha fatto diversi tentativi di incursione nel sud e nell’est europa – Emporiki (Grecia), Bankinter (Spagna), Espirito Santo (Portogallo), Lukas bank (Polonia) – ma è l’Italia con Banca Intesa (Cariparma) e Agos il posto migliore dove ha investito, altrove ha avuto risultati non entusiasmanti. A dicembre il governatore della Banca di Francia, Villeroy de Galhau, ha chiesto alle banche francesi di giocare un ruolo attivo visto che sono stati definiti i criteri internazionali per il settore con l’aggiornamento delle regole di Basilea. “Ora le banche hanno le basi per costruire la strategia per i prossimi dieci anni. E’ tempo per le banche francesi, e forse per molte altre, di riprendere il sentiero delle aggregazioni”, ha detto a BFM Business radio de Galhau, il quale potrebbe avere chance di coprire un incarico apicale nella Banca centrale europea. Quest’anno scade la vicepresidenza e l’anno prossimo si concluderà il mandato del presidente Mario Draghi. In un periodo in cui i centri finanziari europei competono per ospitare le banche che probabilmente lasceranno il Regno Unito dopo la Brexit, Parigi si sta dimostrando più determinata di Francoforte.
L’Autorità che vigila sui mercati e sul settore in Germania, la BaFin, ha fatto sapere che non sarà parte attiva nel tentativo di catalizzare l’attenzione dei banchieri che traslocano dalla City. “Non siamo un’agenzia di marketing e non facciamo politiche industriali”, ha detto Felix Hufeld, presidente BaFin. Poi a Francoforte non è gradita un’invasione di banchieri che comporterebbe un aumento del costo della vita a iniziare dagli affitti. La Francia è invece ben messa: Parigi ha vinto la possibilità di ospitare la sede della European banking authority battendo prima Francorforte e poi Dublino (al sorteggio finale). Se dopo il crollo del mercato finanziario del 1870 Parigi ha perso influenza a favore di Londra, sembra intenzionata a riguadagnarla oltre un secolo dopo.
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