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"La Francia è diventata teatro di un mortale antisemitismo"

Giulio Meotti

Dopo l'omicidio di Mireille Knoll, trecento firme per un appello contro l’antisemitismo da islamizzazione. Gli imam insorgono

Roma. “La Francia è diventata teatro di un mortale antisemitismo. Questo terrore si diffonde, provocando sia la condanna popolare sia il silenzio mediatico”. Si apre così la presa di posizione francese più importante contro il nuovo antisemitismo. L’appello, pubblicato su Le Parisien e firmato da trecento personalità, è scaturito dopo l’uccisione a Parigi di Mireille Knoll. “Quando un primo ministro all’Assemblea nazionale dichiara, tra gli applausi del paese, che la Francia senza gli ebrei non è più la Francia, non è una bella frase di consolazione ma un avvertimento solenne: la nostra storia europea, per ragioni geografiche, religiose, filosofiche, giuridiche, è profondamente legata a varie culture tra le quali il pensiero ebraico. Undici ebrei sono stati assassinati - e alcuni torturati - perché ebrei, da islamisti radicali”. Le firme sono di peso: la femminista Elisabeth Badinter, artisti come Charles Aznavour e Françoise Hardy, Nicolas Sarkozy, il saggista Pascal Bruckner, l’ex sindaco di Parigi Bertrand Delanoë, gli ex premier Manuel Valls e Jean-Pierre Raffarin, l’arcivescovo Joseph Doré, l’imam Hassen Chalghoumi, lo scrittore algerino Boualem Sansal, l’ex ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, l’ex direttore di Charlie Hebdo Philippe Val, la filosofa Julia Kristeva, lo storico Georges Bensoussan, l’economista Jean-Claude Casanova, Alain Finkielkraut e tanti altri.

 

L’appello dei trecento non è una mera presa di posizione. Auspica un immediato cambio di passo all’interno delle comunità islamiche francesi. “Chiediamo che i versetti del Corano che invocano l’omicidio e la punizione di ebrei, i cristiani e i non credenti siano dichiarati obsoleti dalle autorità teologiche”. Ma nell’islam francese, molti si defilano o condannano l’impianto dell’appello.

Come Tareq Oubrou, potente imam di Bordeaux, che non ha firmato l’appello: “Generalizzare l’idea che il Corano invoca l’omicidio è follia”. Di “processo iniquo e delirante” parla invece il rettore della Grande Moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, che ha respinto le idee del manifesto, e anche il presidente dell’Osservatorio nazionale contro l’islamofobia, Zekira Abdullah, che ha invitato i firmatari a smettere di “sopraffare l’islam e i musulmani”. Anche il giornalista Claude Askolovitch si dice “raggelato” dal manifesto, che trova “orribile per quello che nutre”, come se “la difesa dell’ebreo implicasse il rifiuto dell’islam”. Domenica, su Franceinfo, anche il ministro della Giustizia, Nicole Belloubet, ha affermato che è necessario “fare di tutto per evitare una guerra di comunità”.

 

“Gli ebrei francesi hanno venticinque volte più probabilità di essere aggrediti rispetto ai loro fratelli musulmani” seguita l’appello dei trecento. “Il dieci per cento dei cittadini ebrei dell’Ile-de-France - vale a dire circa cinquantamila persone - sono stati recentemente costretti a spostarsi perché erano più sicuri in altre città. Questa è una pulizia etnica nel paese di Émile Zola e Clemenceau”. Si scrive proprio così: épuration ethnique. E si dice che stia “avvenendo sotto traccia” in alcuni quartieri della Repubblica.

 

Anche Angela Merkel interviene

“Perché questo silenzio? Perché la radicalizzazione islamista - e l’antisemitismo che ne è il veicolo - è considerato esclusivamente dalle élite francesi come l’espressione di rivolta sociale, mentre lo stesso fenomeno si osserva in un certo numero di società come Danimarca, Afghanistan, Mali e Germania”. I firmatari poi lasciano intendere che l’antisemitismo sia accolto con freddezza per bassi calcoli elettorali, “il voto musulmano è dieci volte più cospicuo del voto ebraico”. Anche dalla Germania due giorni fa si è fatta sentire la cancelliera Angela Merkel, che ha condannato un antisemitismo di “origine araba”, dopo che un siriano aveva preso a cinghiate un ragazzo israeliano con la kippah per le strade di Berlino.

 

L’appello francese si chiude c una nota fatale: “Chiediamo che la lotta contro la bancarotta democratica dell’antisemitismo diventi una causa nazionale prima che sia troppo tardi. Prima che la Francia non sia più la Francia”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.