Arriva Milano Arch Week, e la sorpresa quest'anno sono i cinesi (con soldi)
La partnership con EADG, uno degli studi di architettura più importanti della Cina, e la prima volta che si realizza una collaborazione con uno studio cinese che prevede anche un seguito a Shanghai
E’ la settimana di Milano Arch Week 2019 (da martedì 21 a domenica 26 maggio) rinnovava con molti eventi e promossi da Comune, Triennale e Fondazione Feltrinelli e dal Politecnico, l’ideatore della week (regia di Stefano Boeri). Ma tra le tante novità, una è rappresentata dalla partnership con EADG, uno degli studi di architettura più importanti della Cina, che si traduce in un contributo finanziario. E’ la prima volta che si realizza una collaborazione con uno studio cinese che prevede anche un seguito a Shanghai in giugno con una retrospettiva dell’edizione chi si svolgerà dal 21 al 26 maggio in cui si illustrerà, attraverso eventi con proiezione di contenuti, quanto è successo durante la settimana milanese. Un altro segnale dell’apertura a oriente riguarda la presenza in città di James Wei Ke, uno degli esponenti più rilevanti dell’architettura cinese, che parteciperà ad uno degli eventi in programma.
Regista di questa operazione è lo studio milanese AARCH-MI che dal novembre dello scorso anno ha allacciato un rapporto con EADG: “Abbiamo iniziato a lavorare con loro – spiega il titolare Giuseppe Mazzeo – sugli stessi progetti e soprattutto abbiano deciso di scambiarci le risorse umane: i nostri giovani vanno in Cina e qui arrivano i loro, per entrambi c’è la possibilità di un’esperienza di crescita professionale e di arricchimento personale”. Da qui l’idea del coinvolgimento nel più importante momento dell’architettura in città: “EADG è l’acronimo di Earth, Asia Design Group – aggiunge – è uno studio di circa 500 persone con sede principale a Shanghai che fa masterplanning, progettano il paesaggio: mi è sembrato naturale proporgli Arch Week che quest’anno ha come tema ‘Broken nature’ (il titolo della XXII Triennale in corso), ci interroghiamo su quali soluzioni individuare per rispondere all’emergenza ambientale e climatica”.
La perplessità di fronte a questa iniziativa non mancano, in modo particolare nei settori più tradizionalisti, tanti più in un momento in cui le tensioni diplomatiche tra l’occidente e la Cina, Via della Seta e non solo, sono elevate. Ma sul fronte economico Milano è città cerniera che guarda a oriente da molto tempo. Dice Mazzeo: “Dobbiamo partire dal fatto che la loro realtà è diversa dalla nostra, non hanno una partecipazione collettiva alle scelte ma sono meritocratici: ciò che ci stanno chiedendo, non solo nell’architettura, è di aiutarli a migliorare la qualità del loro lavoro, chiedono uno scambio culturale e vogliono investire molto”. Ancora più convinto della necessità di intensificare le relazioni con i cinesi è Mario Boselli, presidente onorario della Camera della Moda e, da oltre un anno, presidente dell’Istituto Italo Cinese: “Vado in continuazione in quel paese dal 1978 – afferma – lo conosco bene e dico che è sbagliato avere paura. Esiste una gigantesca opportunità per noi in quanto hanno 400 milioni di non consumatori, si sta aprendo un mercato sul quale le nostre piccole e media imprese sono in ritardo rispetto ad altri paesi, come ad esempio la Germania, che hanno scambi commerciali molto più consistenti dei nostri”. L’unica possibilità di colmare il gap, secondo Boselli, è rappresentata da Milano: “A livello di internazionalità siamo la prima città in Italia. Ho coniato il motto ‘Milano italian style’ per compendiarlo. I cinesi cercano lo stile italiano, ben vengano iniziative come quella di Arch Week, bisogna andare avanti sulle collaborazioni”.
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