La trionfale vendetta di Laura Boldrini
Nei giorni in cui si appronta la commissione parlamentare contro intolleranza e hate speech, vale la pena guardare al caso dell'ex presidente della Camera, capace di dirottare la sceneggiatura degli squadristi digitali verso un finale diverso
Per estirpare il rampicante dell’odio che cresce sul graticcio della rete, oggi il Senato si riunisce per approntare l’ordigno fine-di-mondo: una commissione parlamentare. Caspita. Dubito che ne verrà qualcosa di buono. Congegneranno nuove fattispecie di reato, giocheranno al rialzo sugli anni di carcere, creeranno un commando di teste di cuoio della polizia postale: di meglio non c’è da sperare. E i mestatori della Lega già fomentano l’inconcludenza, chiedendo che la commissione si occupi di immigrazione e cristianofobia. Per parte mia, confido più nelle vie pragmatiche. “La grande nemica” (People editore) di Flavio Alivernini, già ufficio stampa di Laura Boldrini quando era presidente della Camera, mostra come si possa dirottare la sceneggiatura degli squadristi digitali verso un finale diverso. Rispondendo colpo su colpo, la Boldrini ha ottenuto che ai suoi molestatori non convenisse più molestarla. Alivernini cita alcuni titoli: “Boldrini distrugge la Bestia”, “Vittime alla riscossa”, e io per deformazione professionale ripenso a quei film un po’ cruenti degli anni Settanta noti come “rape and revenge”, dove una donna aggredita da una banda di maschi celebra la sua trionfale vendetta. Del resto, tutto era nato nel 2014 da un’imbeccata del grillino Dettori – “Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?” – che attirò atroci fantasie di stupro. Salvini, con la bambola gonfiabile agitata in piazza, ha girato il sequel. Non poteva immaginare che l’ultimo ciak l’avrebbe battuto lei.