Tutti i vescovi della Lega
Solo un monsignore può danzare sulla capocchia di uno spillo. Tocca scegliere
Quanti vescovi possono danzare sulla capocchia di uno spillo? Chiedetelo a un leghista, vi risponderà che è già tanto se ce ne sta uno: i vescovi sono notoriamente molto grossi. “Vescovoni con i loro crocioni d’oro di otto chili”, li chiamò Bossi. “Vescovoni” e basta, ha ribadito Salvini pochi giorni prima dell’endorsement del cardinalone, senza specificare il peso di monili che lui per primo si compiace a brandire in pubblico, impugnandoli come le chiavi del garage. Se i vescovi sono così pesanti, è fatale che si debba scegliere quale tenere sulla capocchia – insomma, il gioco della torre. Un tempo avrebbero dato una spintarella a Martini, poi a Tettamanzi, lasciando in pista Maggiolini o Biffi. E i papi, anche se non li chiamano paponi, sono ancora più grossi: lì pure tocca scegliere. Wojtyla no – un extracomunitario che ruba il lavoro ai papi italiani, diceva Guzzanti imitando Bossi –, Bergoglio nemmeno a parlarne, e il nuovo capo leghista, nel suo assortimento di T-shirt con lo slogan, ha sfoggiato anche “Il mio Papa si chiama Benedetto”. Cosa c’è di più laicista, di più (etimologicamente) eretico che fare cherry picking tra i papi? In cerca di un instrumentum regni, avevano cominciato con i druidi della Gallia Cisalpina. La tradizione inventata non attecchì, e dai primi anni Duemila ne adottarono una vera, ma torcendola ai capricci politici esattamente come se l’avessero inventata. Per di più, la si poteva smerciare anche al sud. Tutto era pronto per l’arrivo dell’uomo che non sarà della Provvidenza, ma che ha “notevoli prospettive davanti a sé”.