Per condannare l'antisemitismo bisogna avere le carte in regola
Se gridi ai tuoi che Soros è un "usuraio", definisci la comunità ebraica una "lobby d'affari" e credi al piano Kalergi, fare tutte le reverenze del caso a Liliana Segre non serve a niente
Dice bene Francesco Cundari: chi si è fatto strada propalando il complotto della sostituzione etnica, copia conforme dei Protocolli dei Savi di Sion, non ha le carte in regola per condannare l’antisemitismo. La Meloni può fare tutte le riverenze che vuole a Liliana Segre, ma quando grida ai suoi che Soros è un “usuraio” che estirpa le nostre radici sa benissimo cosa dice. Tra i Cinque stelle, altro che Lannutti: è stato Grillo a definire la comunità ebraica una “lobby d’affari” che si mobilita contro chi tocca i poteri forti delle banche, con Di Maio presente e plaudente. Quanto a Salvini, altro spacciatore della balla del piano Kalergi, basterebbe infilare la parola “ebreo” in certe sue frasi per capire il tipo: “Gli ebrei italiani purtroppo dobbiamo tenerceli”, “fottutissima ebreaccia”, ecc. Eppure, quando ha detto che anche lui riceve minacce, e che “le minacce contro la Segre, contro Salvini, contro chiunque sono gravissime”, sono scoppiato a ridere. Perché ho ripensato a una scena partorita dal genio comico di Larry David, in cui un sopravvissuto della Shoah si trova per equivoco allo stesso tavolo con un diverso sopravvissuto: un giovane concorrente del reality show “Survivor”. Davanti al vecchio ebreo sempre più esterrefatto, il ragazzotto giura che anche lui ne ha passate di terribili, che lì in Australia dormiva per terra, non aveva bagno, niente snack e neppure una palestra. Ne nasceva una grottesca “competizione delle vittime”. Ma sono certo che Liliana Segre, gran signora, lascerà correre.