La coloratissima guerra subacquea della politica italiana
Le sardine, i tonni, i capitoni, gli allevamenti di cozze. Tutti i protagonisti dell'Italia alle vongole
Magari fossero solo le sardine, ormai tutta la politica italiana si è data all’ittica. È un’interminabile variazione su “Lo Guarracino”, capolavoro settecentesco della canzone napoletana dove scoppia una coloratissima guerra subacquea quando una castagnola si innamora di una sardina che era già promessa a un tonnetto. Nel nostro caso, tutto cominciò con un pesce pagliaccio che si portò dietro un banco di pesciolini, arruolati da un esperto di pesca con la Rete, e li guidò ad assaltare il palazzo dei tonni. Un pesce vale un pesce, dicevano: avrebbero dovuto chiamarsi i dentici. Erano pesci bizzarri, qualcuno sul fondo marino aveva perfino avvistato le sirene, ma cinque anni dopo tentarono un secondo assalto ed espugnarono finalmente il palazzo dei tonni alleandosi con un partito dei mari del nord che, a differenza del loro, non era stato ereditato dal Trota ma da un capitone. Il capitone si fece minaccioso, incitato dai liberali alle vongole, e i nuovi tonnetti già presentirono la tonnara. Si misero allora con il partito-piovra, così almeno l’avevano raffigurato per anni, e tirarono dalle branchie un sospiro di sollievo. Qualcuno poté perfino restare nella sua scatoletta da 180 mq. E si cominciò a parlare di un proporzionale con sogliola di sbarramento, per salvare il salvabile. Ma il capitone nonostante tutto continuava a ingrossarsi, specie quando spuntò l’ipotesi di trasformare un’acciaieria in un allevamento di cozze. Ed è qui che entrano in piazza le sardine. Ma il mio spazio, graziosa e bella udienza, è finito.