Romanzo proporzionale
"Pijamose er Centro e pijamoselo mo’, prima che ’o faccia quarcun artro” dicono i protagonisti di questa nuova fiction politica
Soggetto per una fiction politica. Titolo di lavorazione: “Romanzo proporzionale”. C’è una desolata periferia che per qualche misteriosa ragione è conosciuta come il Centro, forse in memoria di un’antica topografia. In assenza di un boss in grado di imporre il suo pugno di ferro – il Caimano ha ormai perso il controllo sul Centro, con grande preoccupazione di Mara, la Regina – il territorio è conteso tra piccole batterie di tre, quattro persone che non riescono a siglare un patto. Il più scaltro di loro, Matteino detto er Principe (il riferimento non è a Mario Brega, è a Machiavelli), ha per primo la pensata strategica. Raduna i suoi intorno a un tavolo da biliardo e li incita con un bel discorso: “Pijamose er Centro e pijamoselo mo’, prima che ’o faccia quarcun artro”. Le batterie rivali entrano in agitazione. C’è il gruppo di Carletto, detto er Bufalo non tanto per la sua stazza quanto per l’impazienza di passare all’Azione, che punta a occupare lo stesso territorio in coppia con l’altro Matteo, quello smilzo, lo Scrocchiazeppi. Carletto teme che er Principe si allarghi troppo. Al massimo, fa sapere ai suoi, accetterebbe “un’intesa tra pari livello: tutti capi e nessun servo”. Ma il quadro, tra il clan degli Europei, Flavio er Veronese, Stefano l’Energico e Urbano detto l’Egiziano, è più intricato. Fosse per me ci metterei un lieto fine, ma l’onestà di sceneggiatore mi raccomanda una chiusa più cupa: “’Sta città nun se la pijerà mai nessuno. Perché er Centro nun vole capi”.