Cerco un buon partito
Ma non per sempre. Il matrimonio che sogno non è un processo eterno. Per questo, mi aspetto che la mia formazione politica impieghi tutte le sue forze parlamentari e diplomatiche per impedire la sciagurosa riforma della prescrizione
Cerco un buon partito. L’ora dei voti nuziali è lontana, c’è prima da accordarsi sulla riforma liturgica della legge elettorale, ma voglio arrivare pronto all’altare. Non mi interessa che chieda la mia mano dallo scranno di Montecitorio, mi lasciano freddo questi colpi di teatro. Ripercorro la formula solenne: “Prometto di esserti fedele sempre”. Ecco, già non ci siamo. Il mio buon partito deve tenere in bassa considerazione il vincolo di mandato. Mi aspetto che mi tradisca anche più volte nel corso di una legislatura. Del resto, ci siamo scelti per le cose che piacciono a entrambi, no? Le libertà civili ed economiche, la giustizia giusta, il vecchio buon parlamentarismo, perfino l’Europa, brutta e storta com’è… Bene, che mi tradisca pure con chi meglio gli consente di coltivare le comuni passioni. Se un domani a invaghirsi delle nostre cause sarà un altro rispetto a quello a cui aveva immaginato di accompagnarsi, le corna non sono una facoltà: sono un dovere. E che siano sistematiche, mi raccomando! Ma il punto dolente è la coda della formula: “Finché morte non ci separi”. Per carità, mio buon partito, scordati tutti i per sempre. Il matrimonio che sogno non è un ergastolo e tanto meno un processo eterno. Per questo, mi aspetto che in queste ore tu sia al fianco degli avvocati nella loro maratona oratoria, li sostenga nel loro sciopero, impieghi tutte le tue forze parlamentari e diplomatiche per impedire la sciagurosa riforma della prescrizione. La mia dote politica, per piccina che sia, si gioca su questo. Tuo, trottolino amoroso.