Perché i partiti italiani dovrebbero ripassare le dieci lezioni di Weimar
Il dilemma tra elezioni anticipate e referendum sul taglio dei parlamentari assomiglia più a una tragedia idiota che a una tragedia eroica
La scelta tra due mali è l’essenza della tragedia, purché a infliggerli all’eroe sia il fato. Un uomo che entra in scena, mette i piedi a mollo in una tanica di benzina e declama un monologo sul destino crudele che gli impone di scegliere tra il cerino che ha nella mano destra e la sigaretta che lui stesso si è appena acceso nella sinistra non è un eroe tragico, al massimo è un tragico idiota. Sembra che il dilemma attuale sia tra le elezioni anticipate, che scongiurerebbero il taglio dei parlamentari, e il referendum confermativo, che sposterebbe più in là la fine della legislatura. Bene, ripassiamo le “Ten Weimar Lessons” scritte l’anno scorso da Harold James, professore di storia economica a Princeton. Scartate le due più ovvie, che nel nostro copione equivalgono alla tanica di benzina e al pediluvio – ossia: le crisi economiche minacciano la tenuta delle democrazie; una rappresentanza parlamentare frammentata peggiora le cose – James enumerava le altre. Prima lezione: quando tira aria di Weimar i referendum sono pericolosi, perché creano inutilmente occasioni di polarizzazione brutale. I nazisti erano pressoché scomparsi nel 1929, ma poterono ricompattarsi intorno al referendum sulle riparazioni di guerra. Seconda: sciogliere prematuramente i parlamenti è come minimo rischioso. Nel luglio del 1932 i nazisti trionfarono come primo partito in un’elezione non necessaria (la legislatura si sarebbe conclusa nel 1934). Queste le prime lezioni di Weimar. Ce ne sono altre sei, ma intanto cosa gettiamo nella tanica? Cerino o sigaretta?