Lo spettacolare suicidio del ceto politico italiano
Come dimostra la ricerca di tre sociologi, tra il 2013 e il 2018 la srl di Casaleggio ha esercitato più un ruolo di intermediaria elettorale tra la sinistra e la destra che un fattore di attrazione
Il titolo inclinava al sublime – “L’apocalisse della democrazia italiana. Alle origini di due terremoti elettorali” (il Mulino) – tanto che mi ero già messo nella posa del viandante di Caspar David Friedrich. Poi l’ho aperto, e per fortuna era solo una ricerca condotta da tre sociologi – Schadee, Segatti, Vezzoni – su un campione di elettori tra il 2013 e il 2018. In breve, gli autori dimostrano che il ceto politico della Seconda repubblica si è suicidato, e che i “fattori di repulsione” (il crollo di reputazione di Pd e FI) hanno giocato ben più dei “fattori di attrazione” (il fascino di Lega e M5s). Dimostrano anche, tra le altre cose, che la frontiera tra destra e sinistra non è mai crollata, semmai la srl di Casaleggio ha svolto un ruolo di intermediaria elettorale, una specie di offshore in grado di consentire il passaggio “pulito” di voti da sinistra a destra. Non ho dubbi che sia stato uno spettacolare suicidio, e che un ceto politico impenitente abbia scelto, come Don Giovanni, di sprofondare all’inferno. Suggerisco però agli spettatori dell’opera di posare il binocolo puntato sul palco della politica e di abbracciare in un colpo d’occhio l’intera scena; scopriranno forse che il M5s non avrebbe potuto conservare così a lungo il suo elusivo “né di qua né di là” se il servo Leporello, il sistema dei media, non gli avesse apparecchiato la più comoda delle tavole; e che i vecchi partiti avrebbero difeso un po' meglio il gruzzolo della reputazione se a incombere su di loro non ci fosse stato sempre il Convitato di pietra, la magistratura associata.