Il cretino di sinistra e il cretino di destra
Il primo è quello di cui Sciascia fece il ritratto quarant’anni fa. Il secondo lo si può vedere in azione grazie alla foto delle Sardine da Benetton
Il cretino di sinistra lo conosciamo. E’ il cretino mimetizzato nel discorso intelligente di cui Sciascia fece il ritratto quarant’anni fa. Ma che dire del cretino di destra? Potremmo definirlo il conformista mimetizzato nel discorso anticonformista. La foto delle Sardine da Benetton – o felix culpa! – ci permette di osservarlo in azione. Il cretino di destra sminuzza tutto quel che l’attualità gli offre in un micidiale tritacarne ideologico il cui cigolio, a volerlo trascrivere, suonerebbe all’incirca così: c’è un’élite liberal, europeista e globalista che anche quando non governa sta acquattata nel deep state, che ha dalla sua le banche e il Papa e i giudici, e che tramite i suoi giornaloni, intellettualoni e artistoni radical chic impone un discorso mainstream politicamente corretto che pretende di cancellare identità, tradizioni e generi, ma disprezza il popolo e ormai attecchisce solo nei quartieri snob; il populismo è la reazione scomposta ma salutare a tutto questo. E’ un discorso cretino, senza meno, ma proprio perché cretino fila senza intoppi. Poi però sono apparse le Sardine. Non sapendo bene come ficcarle nello schema, le hanno tentate tutte, a momenti ne facevano una quinta colonna di Hamas. Finché, provvidenziale, arriva la benedizione di Soros e di Benetton, e il mulino di preghiera tibetano riprende a macinare le sue scempiaggini incantatorie, identiche in tutti i monasteri sovranisti – dai Frati meloniani alla Verità, da Forza Nuova al sito di Nicola Porro, la sala da biliardo dove i liberali per Salvini si ritrovano ogni sera a lanciar palle. E’ il cretino di destra.