Fuori c'è il sole, e io dovrei sprecare il mio tempo a ragionare sui vantaggi del premierato israeliano?
La proposta del sindaco d'Italia si può sintetizzare con il titolo di un capitolo di un manuale di Carioti: "La Grande riforma che non ci fu". Né ci sarà, potremmo aggiungere
Andiamo, su, mostriamo un po' di rispetto per noi stessi. Oltretutto qui a Roma, mentre scrivo questa noticina, è una splendida mattina di sole: vorrete mica che la passi a dirvi la mia sul sindaco d’Italia? Non che non ci avessi pensato, per carità. Avevo anche tirato giù dallo scaffale un vecchio libro, la “Breve storia del presidenzialismo in Italia (1946-1992)” di Antonio Carioti, pubblicato da Società Aperta nel 1997 con prefazione di Francesco Cossiga. Carioti esordiva parlando del gran pasticcio che si fa nel nostro dibattito quotidiano tra l’elezione diretta del capo del governo (quella che oggi chiede Matteo Renzi) e l’elezione diretta del capo dello stato (quella che chiede invece Giorgia Meloni, in continuità con la storia missina). Poco è cambiato, da allora. L’ultimo capitolo, dedicato al tentativo fallito di Bettino Craxi, si intitolava “La Grande Riforma che non ci fu”. Propongo di chiudere la questione con un’appendice di tre parole – “Né ci sarà” – e dedicarci ad altro. Per esempio, a meditare sulla brevità della vita, e a pensare a come sarebbe bello poter chiedere indietro tutte le ore spese ad appassionarci e a incazzarci sulle bicamerali e sui referendum e sui magnifici meccanismi istituzionali da escogitare, da imitare, da importare. Tante mattine proprio uguali a questa. Ma non questa, abbiate pazienza. Fuori c’è il sole, il mio cagnolino Emilio scalpita per uscire, non vuole che io stia alla scrivania a ragionare sui vantaggi e gli svantaggi del premierato israeliano. Posso dargli torto?