Il delitto e il castigo del coronavirus
Nelle pagine di Dostoevskij un sogno di Raskolnikov: “Gli era sembrato, allora, di vedere tutto il paese devastato da un flagello terribile e senza precedenti che, venuto dal fondo arido dell’Asia, fosse piombato sull’Europa”
Un sogno di Raskolnikov: “Gli era sembrato, allora, di vedere tutto il paese devastato da un flagello terribile e senza precedenti che, venuto dal fondo arido dell’Asia, fosse piombato sull’Europa. (…) Degli esseri microscopici s’introducevano nei corpi umani. Ma quegli esseri erano spiriti dotati d’intelligenza e di volontà. Gli individui che ne erano infetti divenivano istantaneamente pazzi furiosi. Tuttavia, cosa strana, mai nessun uomo si era creduto tanto saggio, tanto sicuramente in possesso della verità, quanto quei disgraziati. Non avevano mai avuto maggior fiducia nell’infallibilità dei loro giudizi, nella giustezza delle loro conclusioni scientifiche e dei loro principi morali. Villaggi, città, popoli interi, venivano colpiti da quel male e perdevano la ragione. Tutti erano agitati e in condizioni tali da non potersi capire reciprocamente. Ciascuno credeva di essere l’unico possessore della verità e, considerando i suoi simili, si disperava, si batteva il petto, piangeva, e si torceva le mani. Era impossibile intendersi sul bene e sul male, non si sapeva chi condannare, né chi assolvere. Gli uomini si uccidevano l’un l’altro, cedendo agli impulsi di una collera assurda. Si riunivano in modo da formare grandi eserciti, ma, cominciata la guerra, la discordia scoppiava fra i guerrieri di ogni singola parte, che si scagliavano gli uni contro gli altri, e si scannavano, e si divoravano. Nella città, le campane suonavano a stormo da mattina a sera, gli allarmi erano continui. Ma chi li lanciava e perché? Nessuno lo sapeva, e tutti insorgevano”.