Un,due,tre, quattro,cinque stelle!
I tempi del coronavirus ricordano quelli del gioco da bambini. Il guaio è che a dispetto delle apparenze, quando è l’ora di volgere il caos a proprio vantaggio i grillini sono i soli ad aver le idee chiare sul da farsi
Un, due, tre, stella! I giocatori attendono scalpitanti dietro la linea di partenza, il capogioco dà loro le spalle, comincia la conta e dà il via alla corsa; al suo grido – stella! – tutti si immobilizzano. Ecco, fate conto che il capogioco cieco sia il coronavirus, che ha appena scandito l’uno e si prende tutto il tempo che gli è necessario per portarci stremati al due e al tre. Nel frattempo, i giocatori politici si dimenano come possono. Quando scoccherà il richiamo finale – stella! – non illudiamoci che tornino dietro la linea di partenza; la loro posa, non importa quanto sgraziata e pericolante, sarà la nuova normalità. Nell’un-due-tre dell’intervallo saremo costretti a sperimentare molte cose impensabili e ad abbandonare molte routine riverite; ma poiché nulla è più definitivo del provvisorio, quello che viviamo, sia pure obtorto collo, è uno strano periodo costituente. Temo, per esempio, che la strada dei processi in videoconferenza si troverà spianata; ma più di tutto mi preoccupa la china che potrebbe prendere la procedura parlamentare, se l’emergenza si prolungasse il tanto che basta da contrarre nuove abitudini. La convocazione dimezzata è un brutto presagio. Anche perché, a dispetto delle apparenze, quando è l’ora di volgere il caos a proprio vantaggio i grillini sono i soli ad aver le idee chiare sul da farsi. E Casaleggio, non pago di aver fatto del Parlamento un bivacco di testicoli, vive giorni di petulante attivismo per rifilarci le sue patacche con la scusa del televoto. Un, due, tre, quattro, cinque stelle!