Gli italiani sul balcone sono uno spettacolo rincuorante
Meglio i loro canti e le loro stonature del melodramma della televisione
A Venezia, ascoltando il chiasso che saliva dal canale sotto la sua finestra, Goethe ripensò alla commedia a cui aveva assistito al San Luca e concluse che gli italiani, popolo rumoroso, “la sera vanno a teatro e ascoltano la loro vita del giorno, artificialmente ricostruita e prodotta in veste più seducente”. Da quando non vanno più a teatro la vita se la trovano rifatta in tv, ma che sia una veste più seducente è quanto meno dubbio. Chissà se Marc Fumaroli aveva in mente quella nota goethiana del “Viaggio in Italia” quando osservò che la nostra televisione “è una corruzione dell’opera buffa, con le sue scene concitate e chiassose, le sue melodie pompose, i suoi interminabili recitativi”. Di certo, i giorni scorsi hanno capovolto l’assioma di Goethe: lo spettacolo dei balconi trasformati in palchi, delle esibizioni canore improvvisate alle finestre ha fatto risaltare lo squallore del teatrino televisivo. Lì imperversano avanzi di melodramma, il Dulcamara dietologo che ti vende il suo specifico che “muove i paralitici / Spedisce gli apopletici, / Gli asmatici, gli asfitici, / Gli isterici, i diabetici”, o il sovranista da “Forza del destino” che intona “Morte / ai tedeschi! / Flagel d’Italia eterno / e de’ figlioli tuoi”; e sempre irrompe in scena, come nella “Gazza ladra”, il coro dei giudici – “Tremate, o popoli!”. Ti vien voglia di chiudere quella finestra da cui sale un’eco ben più miserabile delle nostre miserie, così da prendere una boccata d’aria fresca. E gli italiani che cantano e stonano dai loro balconi sono tutto sommato uno spettacolo rincuorante.