Stringiamoci attorno al nostro centro vuoto
Quella che in tempi ordinari sarebbe stata una disgrazia, in tempi straordinari è quasi una benedizione. Quando si tratta di far passare la nottata, un paese acefalo non può permettersi un capo dai lineamenti pronunciati e inequivocabili
Abbiamo riposto la nostra causa nel Nulla. Il Nulla è il primo ministro di Rorschach, un uomo dai lineamenti così indeterminati che ciascuno può ricomporli nella figura che più gli è familiare. Chi è in fin dei conti Giuseppe Conte, il signor nessuno che entrerà nella storia per il rotto della cuffia? A volte mi ricorda quel generale napoleonico di “Amore e guerra” di Woody Allen che dice: “Mi dicono matto, però un giorno quando sarà scritta la storia della Francia tra queste pagine non mancherà il mio nome: Pinco Pallino”. Altre volte lo immagino come la Tour Eiffel di Roland Barthes – “la Tour è tutto ciò che l’uomo ripone in lei, e questo tutto è infinito… la Tour è un segno puro, aperto a tutti i tempi, a tutte le immagini e a tutti i sensi, è una metafora senza freni” – un punto cieco che tuttavia sta al cuore di Parigi. Sullo schermo vago e disponibile di Conte i nostri lanternini hanno proiettato tutto e il contrario di tutto. L’allucinazione consensuale di questi pazzi giorni di emergenza ha perfino forgiato l’immagine un Churchill minore, ma è un Churchill di cui vediamo solo il farfallino sospeso nel vuoto, come fosse scaturito dalla fantasia sorniona di Lewis Carroll. Eppure, quella che in tempi ordinari sarebbe stata una disgrazia, in tempi straordinari è quasi una benedizione. Quando si tratta di far passare la nottata, un paese acefalo non può permettersi un capo dai lineamenti pronunciati e inequivocabili, può stringersi solo intorno a un centro vuoto. Ci affacceremo sui balconi a intonare “Nowhere man” dei Beatles.