Non essere all'altezza della fede che si professa
Gli appelli a riaprire le chiese per Pasqua perché "la scienza non basta" ricordano il "povero senno umano" raccontato da Manzoni
Davanti a Salvini che vuole le chiese aperte a Pasqua, lo scrittore Errico Buonanno ha ricordato un episodio manzoniano, la processione religiosa organizzata a Milano per chiedere la fine della pestilenza. Con qualche blanda precauzione del tribunale della sanità, la processione si fece l’11 giugno del 1630. Solo che, riferisce Manzoni, “il giorno seguente, mentre appunto regnava quella presontuosa fiducia, anzi in molti una fanatica sicurezza che la processione dovesse aver troncata la peste, le morti crebbero, in ogni classe, in ogni parte della città, a un tal eccesso, con un salto così subitaneo, che non ci fu chi non ne vedesse la causa, o l’occasione, nella processione medesima. Ma, oh forze mirabili e dolorose d’un pregiudizio generale! non già al trovarsi insieme tante persone, e per tanto tempo, non all’infinita moltiplicazione de’ contatti fortuiti, attribuivano i più quell’effetto; l’attribuivano alla facilità che gli untori ci avessero trovata d’eseguire in grande il loro empio disegno”. Ma poiché neppure questo bastava a spiegare tanti morti, si disse che avessero sparso polveri venefiche lungo la strada che in tanti avrebbero percorso scalzi. Era, commenta Manzoni, “il povero senno umano che cozzava co’ fantasmi creati da sé”. Voglio però riportare anche la chiosa di Buonanno, epigraficamente esemplare: “Quando leggo che qualcuno vorrebbe riaprire le chiese per Pasqua perché ‘la scienza non basta’, da non credente, non me la prendo con i cattolici. Me la prendo con chi è tanto opportunista da non essere all’altezza della fede che professa”.