Trasloco ideologico
Non preoccupatevi troppo dello sgombero di CasaPound: molte delle loro idee hanno già trovato casa altrove
“Ci vietano di deporre una semplice corona all’Altare della Patria ma non potranno vietarci di raccogliere beni alimentari per famiglie in difficoltà”. E’ passato inosservato, tra gli infiniti ruggiti e piagnistei della Bestia, questo tweet del 30 maggio. Lo ha emesso Matteo Salvini per annunciare un’iniziativa dei giovani della Lega in occasione della Festa della Repubblica, ma avrebbe potuto scriverlo con identiche parole Simone Di Stefano di CasaPound. Di là il governo, un’entità lontana e straniera evocata alla terza persona plurale indefinita, un “loro” capace solo di vietare e di escludere; di qua i giovani volenterosi che portano i beni di prima necessità agli abbandonati del welfare, un’attività che i fascisti del Terzo millennio praticano da sempre – per il Natale di Roma, il 21 aprile, hanno distribuito cinque tonnellate di viveri e ventimila mascherine.
Francesco Germinario, che alla cultura delle destre ha dedicato decenni di studi, ne ha ricostruito la genealogia in “CasaPound” (Asterios editore, 2018). Dimenticatevi le scarpe spaiate di Achille Lauro: la spesa solidale è una declinazione sociale del “civismo legionario” di organizzazioni come la Guardia di Ferro di Codreanu. Se lo squadrismo originario voleva supplire alle debolezze degli apparati di pubblica sicurezza, lo squadrismo mediatico di CasaPound mira a sostituirsi con azioni spettacolari alle manchevolezze del welfare, in un quadro ideologico imperniato sullo scontro centro-periferia ed élite-popolo. Tutto questo per dire di non preoccuparvi troppo dello sgombero di CasaPound: molte delle loro idee hanno già traslocato altrove.