E Cesare e nulla
Tutta l’arte del governo del M5s si fonda sul rivolgimento dell aut aut del duca Valentino in un et et. Al vertice della scala ascetica sta l’agire non agendo, il governare non governando
O Cesare o nulla era il motto del duca Valentino. Ebbene, tutta l’arte del governo del M5s si fonda sul rivolgimento di questo aut aut in un et et: aspirano a essere, al tempo stesso, Cesare e nulla. Capite bene che una dottrina così ambiziosa richiede qualcosa di molto simile a un’ascesi, anche perché c’è un solo luogo in cui il Signore supremo e il Nulla siano stati sinonimi, e non sono certo le pagine dei trattatisti politici, bensì quelle degli scrittori mistici. Fratello Conte e Sorella Raggi sono i Sant’Ignazio e Santa Teresa di questa ascesi politica, ma tutto il M5s è fin dalle origini un mistico movimento verso il Nulla, che per raggiungere l’ineffabile beatitudine del vuoto – la cui icona è San Danilo concentrato – si avvale degli apporti sincretistici più vari. Al Nulla si perviene seguendo la via negativa dello Pseudo-Dionigi, del Vedanta o dello Zen, sostenendo che è possibile predicare del M5s solo ciò che non è (né di destra, né di sinistra); oppure si può percorrere la via eckhartiana e cusaniana della coincidentia oppositorum, affermando che nell’abisso del M5s giace ogni cosa e il suo contrario (per l’Europa, contro l’Europa). A queste vie canoniche Virginia ne ha aggiunta una terza, affine al nunc stans di Boezio o agli stati superiori dello yoga, che consiste nel restare sospesi in un eterno gerundio (stiamo lavorando, stiamo progettando). Al vertice della scala ascetica sta il wu wei del Tao, ossia l’agire non agendo, governare non governando, accumulando spazzatura e commissioni. Nell’attesa della Seconda venuta di Dibba, il Nulla fatto carne.