La trattativa con i paesi frugali, come un film di De Crescenzo
Ogni volta che penso a una sceneggiatura sull'attualità politica la Siae mi informa che qualcuno l'ha già scritta
Ogni volta che sogno di scrivere un film sulle ultime vicende italiane, la Siae mi informa che l’idea del mio copione era già stata depositata trenta o quarant’anni prima, quando cioè l’attualità era ancora, a rigore, potenzialità. Prendiamo il caso dell’ultima trattativa europea. Pensavo di ricavarne una scenetta familiare. C’è un tale che ha sperperato tutta la sua eredità in lussi improduttivi – una 124 Spider, un abbonamento in tribuna numerata al calcio Napoli – e arriva a fine anno che non può permettersi neppure due fuochi d’artificio. Si rivolge allora al fratello frugale, che accetta di dargli centomila lire senza condizionalità ma prima gli rinfaccia davanti al condominio riunito in seduta plenaria il suo curriculum di scialacquatore, pretendendo un’ammissione pubblica di imbecillità. Divertente, vero? Mi dicono però che l’ha già fatta Luciano De Crescenzo in “32 dicembre”. E’ la famosa scena della mezz’ora – la durata della cerimonia di umiliazione a cui deve sottoporsi Alfonso Caputo per accedere al credito. In Europa siamo andati un po’ così, con la nostra quota 100 spider e la nostra tribuna di cittadinanza, ma alla fine sul tavolo i fratelli frugali hanno messo più di duecento miliardi. Se la trattativa l’avessero gestita i nostri orgogliosissimi sovranisti-coi-soldi-degli-altri, c’è da supporre che sarebbero andati via sbattendo la porta, come il poveretto del film, interpretato da Enzo Cannavale. Fortuna che quei soldi li abbiamo presi. Ora, perché non sia solo un remake mascherato, c’è da pregare che non finiscano tutti in fuochi d’artificio. La Siae ci denuncerebbe per plagio.