Il duello tra politica e giustizia in Italia è un film di Ridley Scott
Mi biasimate se, perso di vista il senso e il fine, il confronto non mi appassiona più?
Avete mai visto “I duellanti” di Ridley Scott? Racconta la storia di due ufficiali del tempo di Napoleone che si affrontano in un’interminabile serie di duelli. Tutte le volte che si incrociano, il codice d’onore impone loro di sfidarsi di nuovo, e la cosa va avanti per anni. Sono come migliori nemici. Come dite, miei piccoli ostaggi del corso estivo di garantismo? Perché questi signori duellano? Bella domanda. La verità è che dopo pochi minuti di film me l’ero già scordato, senza che questo mi impedisse di arrivare fino alla fine col batticuore. Ecco, in Italia infuria da decenni una tenzone simile, che ha per terreno il rapporto tra politica e giustizia. L’onta da lavare era per gli uni lo schiaffo di Mani Pulite, per gli altri la beffa della discesa in campo di Berlusconi. Venticinque anni fa i termini del duello mi erano chiari: da un lato una magistratura straripante e armata, dall’altro una politica che difendeva la propria dignità, ancorché non sempre con mezzi e personaggi degni. Malgrado tutto, parteggiavo per la politica: mi premeva che fosse ristabilito l’equilibrio manomesso nel 1992. Poi il duello si è fatto sempre più caricaturale e insensato, fino al processo burlesque delle Olgettine. E anche quando sono cambiati i protagonisti, gli ultimi giapponesi (che proveranno ad arruolarvi, ma occhio: non fatevi fregare) hanno continuato a combattere per forza d’inerzia lo stesso eterno duello, sovrapponendo la maschera di Borrelli a quella di ogni altro magistrato e allucinando un Berlusconi in ogni politico imputato, compreso un ceffo illiberale che, fosse per lui, riformerebbe la giustizia alla maniera di Orbán. Mi biasimate se, perso di vista il senso e il fine, il duello non mi appassiona più? (4 - continua)