I pifferai magici del gustizialismo
Sono quelli che usano giri di frase più subdoli e insinuanti, del tipo "la giustizia deve fare il suo corso" o "le sentenze non si commentano"
Capisco che detto da un sequestratore che da giorni vi tiene assembrati su un barcone per plagiarvi con le sue idee possa suonare un po’ strano, ma sappiate che, proprio come nella fiaba, voi bambini siete le prede più ambite dai pifferai magici. Il problema è che non sempre è facile riconoscerli. Intendiamoci, i forcaioli comuni li beccate subito, anche perché non suonano il piffero, al massimo sanno prendere a colpi d’osso un tamburo fatto con la pelle degli indagati, e i suoni che ne traggono – buttate la chiave! marcisca in galera! – sono fin troppo eloquenti. Riescono ad ammaliare solo i piccoli roditori – e ce ne sono a frotte, in Italia, in perenne rodimento.
No, i pifferai magici di cui parlo usano giri di frase più subdoli e insinuanti. “Se non è stato lui, allora chi è stato?”. Ma il processo serve appunto a stabilire se è stato lui, non a produrre un colpevole purchessia. “Dopo anni di processi, resta un delitto senza autori”. No, l’autore esiste, magari c’è stato un errore filologico di attribuzione: il trattato “Del sublime” non l’ha scritto Longino, ma qualcuno l’avrà pur scritto, no? “Un’assoluzione che vanifica il lavoro dei pubblici ministeri”. Se il lavoro era mal fatto, perché non vanificarlo? “La giustizia deve fare il suo corso”. E sia, ma mica vuol dire lasciare mani libere ai magistrati: la giustizia fa il suo corso in pubblico proprio perché se ne possa valutare l’opera: se Tortora non avesse montato tutto quel casino, siete certi che sarebbe scampato alle grinfie dei suoi persecutori? “Le sentenze non si commentano”. E perché no? Si applicano, certo, ma nessuno impone il voto del silenzio. Vedete? Sono tutte idee del piffero. (5 - continua)