IL BI E IL BA
Non rullare
Dal calcio balilla alla polarizzazione delle nostre società politiche, che ha ormai i tratti di una guerra civile fredda. Il dilemma degli anti populisti
Nell’inverno del 1936, rimasto ferito nei bombardamenti di Madrid, il diciassettenne Alejandro Finisterre si trovò in ospedale insieme ad altri ragazzini storpiati o mutilati che non avrebbero potuto più giocare a pallone, ed escogitò un’invenzione geniale: il futbolín, quello che da noi fu battezzato calcio balilla. Lo brevettò a Barcellona nel gennaio del 1937. Da allora le due storie – quella del biliardino e quella della guerra civile – seguirono vie diverse, salvo ricongiungersi nell’ultimo decennio. In che modo? Semplice. Il primo comandamento del biliardino è: non rullare. Chi fa vorticare l’asta come una girandola potrà anche segnare qualche gol in più, ma di fatto rende confusionario e insensato il gioco. Lo sposta, secondo la classica distinzione di Caillois, dal dominio dell’agon (la competizione regolata) a quello dell’alea e della vertigine, i dadi o la giostra.
Ebbene, la polarizzazione delle nostre società politiche, che ha ormai i tratti di una guerra civile fredda, può essere utilmente descritta così: rullatori contro non rullatori.
I rullatori – definizione assai più precisa di populisti – generano caos facendo balordaggini che nessuno aveva mai osato prima, violando regole di convivenza e fair play elementare, mandando in malora istituzioni secolari, scempiando il linguaggio pubblico, stracciando lettera e spirito del galateo costituzionale.
Il dilemma dei non rullatori è tutto qui: se non rullano, hanno paura di prendere una goleada; se rullano anche loro, accettano di fatto di giocare a un altro gioco, che può portare al ribaltamento del tavolo. Negli Stati Uniti chissà come andrà; in Italia, senza troppi drammi, rullano tutti che è una bellezza.