Il Bi e il Ba
Il comico e il tragico dietro la Casta
L'Italia è l'unico paese occidentale con élite più populiste del popolo e in cui le scelte antipopuliste sono vendute con lo zuccherino del populismo. La campagna del Fatto fa ridere e piangere
In un futuro museo degli orrori giornalistici la campagna referendaria del Fatto Quotidiano meriterà un’ala a sé, al cui ingresso si dovrà esporre l’ultima Gioconda firmata dal direttore: il casellario giudiziale dei sostenitori del No. Ma bisogna riconoscere che ieri hanno imbroccato una prima pagina memorabile. Alla domanda del titolo – “Come si chiamava quel libro?” – rispondeva lo scioglilingua di dieci copertine parodistiche: La Pasta, La Cosca, La Casba, La Rasta ecc., tutti di Stella e Rizzo.
Sommario: “Gli smemorati. Per 13 anni bestseller e giornali hanno incitato la casta a fare sacrifici e risparmi. Ora che li ha fatti, votano no”. L’articolo di Lorenzo Giarelli, che ha messo insieme una piccola antologia di un lucroso decennio di pubblicistica anticasta, contiene due verità incastonate l’una nell’altra – la prima comica, la seconda tragica. La verità comica è che un po’ smemorati devono esserlo anche al Fatto, se solo oggi si ricordano che dal 2007, due anni prima del loro arrivo in edicola, il mainstream era già quello: con fiero piglio controcorrente si sono immessi nella corrente dell’unico paese occidentale che ha élite più populiste del popolo.
La verità tragica è che hanno ragione: sono anni che anche le scelte antipopuliste ci vengono vendute con lo zuccherino del populismo (vedi la campagna – tragicomica, appunto – di Renzi del 2016). E ora che, dopo immani sforzi di pancia (la famosa pancia del paese), stiamo infine per partorire l’agognato mostriciattolo, davvero vogliamo rivestire con le ragioni del riformismo e dell’efficienza la supposta del Sì?