Il Bi e il Ba
Passiamo al contrattacco: uno Ztl Pride per farci riconoscere
Il partito fantasma dei centri storici perde sempre, le élite sradicate e cosmopolite sono disprezzate da tutti. Capalbio, Rolex e monopattini: celebriamo l'orgoglio radical chic per aderire allo stereotipo
Tramite apposita istanza in carta da bollo chiederò al prefetto di cambiare il mio cognome in Zitiello, da appuntarsi come Ztl-O. Non pretendo molto, solo il diritto di parcheggiare nella consonante a fianco a quella in cui sono nato. Il prefetto converrà che il mio motivo non è del tutto futile. Mi hanno affiliato, volente o nolente, a quel partito fantasma dei centri storici delle grandi città che pur non presentandosi mai alle elezioni riesce nel prodigio di perderle tutte. E di buscarle da tutti, poi: paleogrillini, neocamerati e liberalozzi retequattristi, che picchiano con commovente uniformità di manganello contro il partito delle élite sradicate e cosmopolite, delle “pussies” politicamente corrette, dei “competenti” che disprezzano il popolo.
E noi lì in un angolo a ripararci col gomito da quella gragnuola di cliché sui monopattini elettrici, Capalbio, i Rolex, senza neppure uno straccio di partito in cui rintanarci. Io dico che è tempo di venir fuori dalla soggezione e di passare al contrattacco. Fondiamolo, una buona volta, questo benedetto partito delle Ztl! Un partito che ostenti la sua zitiellosità con tutta la sfacciataggine del caso. Mai stato a Capalbio, mai avuto un Rolex, mai messo piede su un monopattino e a dirla tutta non vivo neppure in una Ztl – ma rimedierò, per indossare fieramente lo stereotipo che ormai hanno calcato addosso a me e a quelli come me. Per cominciare, propongo uno Ztl Pride in ogni Ztl d’Italia. Io ho già in mente il mio costume allegorico, d’ispirazione cambogiana: sarò un Pol Pot dei centri storici che mette alla gogna tutti quelli che NON portano gli occhiali.