Il Bi e il Ba
Ed è subito Pera. La rivoluzione liberale in salsa salviniana
Ora il leader della Lega sente la necessità di una rivoluzione liberale. Un'idea che condivide con il filosofo Marcello Pera. Ammaestrare il nuovo capo della destra: l'ultima missione dell'ex presidente del Senato
“Ognuno pranza solo alla mensa popolare. Una zuppa di verdura, ed è subito pera”. Quella pera andò per traverso a Salvatore Quasimodo, impermalito dalla parodia di Gino Patroni. Ma chiunque abbia letto l’epigramma umoristico, e immaginato la desolazione della metafisica pera che arriva a fine pasto, non potrà fare a meno di associare quel frutto tutt’altro che proibito, anzi fin troppo accessibile, alla futilità delle imprese umane.
Ieri Matteo Salvini ha promesso al Corriere della Sera, o della pera, la rivoluzione liberale. La cosa sarebbe di per sé piuttosto buffa, ma diventa comica quando leggiamo la formulazione esatta del suo voto: “Condivido l’idea della necessità di una rivoluzione liberale”. Condivide con chi? Ma con Pera, naturalmente, inteso come Marcello, il filosofo già presidente del Senato e padre fondatore di Forza Italia, con il quale Salvini si è incontrato negli ultimi tempi.
I versi di Quasimodo legavano, come in un supplizio mitologico, l’angoscia dell’uomo incatenato alla terra e tormentato dal sole alla rivoluzione terrestre, il moto del nostro pianeta intorno all’astro che uno dopo l’altro cuoce a puntino tutti i mortali.
Ormai la rivoluzione liberale ha nel dibattito italiano la stessa risonanza astronomica, come un cosmico girarrosto: a intervalli regolari, trafigge le cronache per poi ripiombare nel buio. E vedere il filosofo ormai quasi ottuagenario che un quarto di secolo dopo torna ad ammaestrare il nuovo capo della destra lascia un senso di Weltschmerz abissale. Ognuno pranza solo alla mensa liberale. Un’intervista al Corriere, ed è subito Pera.