Il Bi e il Ba
La svolta liberale si pratica allo specchio
Marcello Pera vorrebbe ricavare un partito liberale di massa da un partito illiberale di massa: basta archiviare Le Pen, il duo Borghi & Bagnai, Quota 100, la spesa allegra, il sovranismo autarchico. Il nostro kamasutra civile in un libro di Carlos Lozada
Qualcuno ha detto che le posizioni eretiche sono come le posizioni erotiche: poche e ripetitive. E non parliamo di quelle politiche. Un evergreen? La svolta liberale. L’ha ritirata fuori Marcello Pera in un caffè con Antonio Polito, e il caso vuole che io avessi appena finito di leggere “What were we thinking” (Simon & Schuster) di Carlos Lozada, firma del Washington Post. È un’impietosa rassegna di quel che si è scritto intorno a Trump negli ultimi anni, basata su centocinquanta saggi e pamphlet.
Ogni lettore italiano, nessuno escluso, si sentirà chiamare per nome e per cognome, e si troverà ritratto in una delle pose di questo kamasutra civile transnazionale, che vanno dal resistente al sicofante. A destra, per esempio, Lozada individua tre risposte a Trump: sottomissione, derisione, revisione. Quest’ultima riguarda i conservatori che non si sono abbandonati alla corrente ma neppure si sono messi a contrastarla a mo’ di salmoni.
Piuttosto, hanno tentato con tutte le forze intellettuali di inventarsi un Trump che non esiste, allucinando retrospettivamente una coerenza ideologica e un disegno strategico nelle mille mutevoli sortite presidenziali, e pronosticando una svolta istituzionale che non è mai arrivata. Trump è rimasto Trump. In compenso, scrive Lozada, l’unica svolta registrata è quella dei conservatori.
Ora leggo che Pera vorrebbe ricavare un partito liberale di massa da un partito illiberale di massa. Tutto sta, dice, ad archiviare Le Pen, il duo Borghi & Bagnai, Quota 100, la spesa allegra e il sovranismo autarchico. Poi Salvini sarebbe perfetto, tale e quale a come lo immagina Pera. È la svolta liberale, una posizione che a quanto pare si pratica allo specchio.