il bi e il ba

Covid, corsi e ricorsi storici. Non staremo esagerando?

Guido Vitiello

Sulla stampa italiana i parallelismi col passato si sprecano. Con qualche patema di troppo

Il lockdown del tempo libero ci rituffa di colpo nella società industriale del diciannovesimo secolo, tutta lavoro e niente svago, scrive Gabriele Romagnoli su Repubblica. Macché, il coprifuoco ci catapulta alla vigilia dell’anno Mille, sembra rispondergli Elena Stancanelli sulla Stampa, perché se ci tolgono il cinema, il teatro e i concerti ridiventiamo simili a quei contadini dell’alto Medioevo “che dopo aver spaccato la legna si ritirano sul loro giaciglio di paglia aspettando l’alba e pregando gli inferi di non inghiottirli nella notte”. Urca. Quel che si dice buttarla in Vacca, nel senso di Roberto, autore nel 1971 del best-seller “Il medioevo prossimo venturo”. L’idea che, più semplicemente, per un periodo breve o lungo dovremo scegliere tra uno dei dodicimila impieghi casalinghi del tempo libero nelle nostre camerette connesse e cablate a quanto pare non è abbastanza seducente, e per parte mia sarei sciocco a voler raffreddare un pubblico così ben riscaldato.

 

 

Potrei dire per esempio che senza palestre e senza teatri torniamo ancora più indietro, alla Grecia preclassica, ma anche se il mio cognome mi designa fatalmente come erede di Vacca non me la sento di esagerare con le vaccate. Perciò mi limiterò a citare il comico Jerry Seinfeld. Da bambino, racconta, i genitori lo portavano a visitare gli Amish, un popolo senza telefono e senza tv, e lui lì ha capito qual è la formula perfetta per mettere in punizione i bambini: “Ok, ne ho abbastanza, vai su in camera tua. Per il resto del weekend sei Amish, ragazzo. Mi hai sentito? Amish! E non scendere finché non hai costruito un granaio”.

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