Foto via Twitter (@matteosalvinimi) 

il bi e il ba

Madame et monsieur Bovari

Guido Vitiello

Salvini e Meloni, i "Borat" nostrani: come Sacha Baron Cohen che si fingeva più yankee degli yankee il segretario leghista indossa il cappellino di Trump e la t-shirt di Putin e la leader di Fratelli d'Italia si mostra più orbaniana di Orbán

La destra italiana ha un grosso problema di bovarismo – nel senso di Flaubert, ma ancor più nel senso della pastorizia, l’attività di cui vivono i kazaki immaginari di “Borat”. Chi ha visto il primo film di Sacha Baron Cohen, quello del 2006, ricorderà la formidabile scena in cui il ruspante giornalista, con una camicia a stelle e strisce e un cappellone da cowboy (da bovaro, appunto), tiene il saluto introduttivo a un rodeo in Virginia. In un inglese sgrammaticato dal fortissimo accento kazako, Borat fa di tutto per accattivarsi la platea mostrandosi più yankee degli yankee e più oltranzista bushiano di George W. Bush.

 

Via via che il suo discorso si fa truculento, il pubblico del rodeo, da divertito che era, ammutolisce per l’imbarazzo: “Posso dire, primo, noi sosteniamo la vostra guerra di terrore! Possiamo mostrare il nostro sostegno ai nostri ragazzi in Iraq! Possano gli U-Esse e A uccidere tutti i terroristi! Possa il vostro George Bush bere il sangue di tutti gli uomini, donne e bambini dell’Iraq! Possiate distruggere il loro paese così che per i prossimi mille anni nemmeno una sola lucertola sopravviva nel loro deserto!”.

 

  

Ora, al posto del bovaro bovaristico, che si entusiasma per procura alle battaglie altrui e ne ricava una soddisfazione tutta immaginaria, mettete Salvini con il cappellino MAGA di Trump o la t-shirt con la faccia di Putin. E poi provate a figurarvi Giorgia Meloni – quella che appena pochi giorni fa diceva: “Non sono abituata a fare la cheerleader dei leader stranieri” – mentre cerca di mostrarsi in Europa più orbaniana di Orbán. Faccio l’accento ungherese?

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