IL BI E IL BA

Il partito del compromessino storico

Guido Vitiello

Sotto la superficie dei tatticisimi del Pd dovrebbe affiorare lo strato dell’ideologia e della visione politica generale. Se questo manca emerge un sedimento più coriaceo: quello della psicologia ereditata

    In un partito, quando gratti via la superficie dei tatticisimi e delle prese di posizione contingenti, dovrebbe affiorare lo strato sottostante, che è quello dell’ideologia e della visione politica generale; mancando quest’ultima, però, a emergere è un sedimento ancora più coriaceo: quello della mentalità, della psicologia ereditata. Anni fa mi capitava spesso di passare accanto al circolo Pd di San Lorenzo, a Roma, e di osservare gli effetti di questa lunga stratificazione. La sigla del Pci, partito che si voleva perenne più del bronzo, era impressa a fuoco sulle maniglie. Quella dei Ds era incollata al vetro come decalcomania, che a volerla togliere richiede comunque alcol e pazienza. Tutto ciò che riguardava il Pd, invece, era affidato a foglietti volatili appuntati con lo scotch. Solo la maniglia era destinata a sopravvivere.

     

    Ci ripenso spesso, in questi giorni, davanti allo spettacolo deprimente del Pd di Zingaretti. Privo di qualunque visione politica decifrabile, si dimena in balìa dei riflessi meccanici dell’inossidabile psicologia della ditta – supponente, paternalistica, clericale fino al midollo. Che porta per esempio ad allucinare nel M5s una sorta di Dc, un partito di massa che amministra un gregge di elettori fedeli nel tempo; e che in nome di questo compromessino tragicomico fuori dalla realtà spinge a considerare con degnazione i partiti più piccoli – Renzi su scala nazionale, Calenda a Roma – come portatori di capricci infantili, di vanità personali che disturbano il manovratore, se non di oscure intelligenze col nemico. È la vecchia storia togliattiana dei pidocchi sulla criniera del destriero, ma qualcuno dovrebbe avvisarli che il destriero è stramazzato al suolo molto tempo fa.