IL BI E IL BA
La nuova Inquisizione
La pandemia ha ravvivato i nostri pruriti sacrificali, spingendoci a designare ogni giorno una diversa categoria di streghe o di untori. Ma manca il lato luminoso. Così ne cerchiamo un surrogato in posti pericolosi
I sogni sono collage di accadimenti e di impressioni recenti, ma anche gli incubi a occhi aperti seguono a volte lo stesso principio. Ho appena visto una magnifica e delirante commedia nera spagnola, “El día de la Bestia”, dove un prete decritta l’Apocalisse con i metodi dell’abate Tritemio e scopre che il testo di Giovanni indica in realtà un numero, una data: la vigilia di Natale del 1995, quando nascerà l’Anticristo. Il prete decide allora di dannarsi l’anima per la salvezza del mondo, più o meno come il Giuda di Borges, e di elaborare un piano per ucciderlo nella culla.
Il film mi ha fatto ripensare a un dibattito organizzato da Serena Sileoni dell’Istituto Bruno Leoni, “L’urgenza di un capro espiatorio”, a cui ho partecipato qualche giorno fa insieme al giurista Giovanni Guzzetta e al sociologo Maurizio Catino. Tra le cose che ci siamo detti c’è che la crisi pandemica ha ravvivato i nostri pruriti sacrificali, spingendoci a designare ogni giorno una diversa categoria di streghe o di untori – i runner, i “negazionisti”, lo shopping, la movida, per tacere delle teorie del complotto più ardite – ma che questa nuova Inquisizione è dimezzata, perché le manca il lato luminoso, diciamo pure il facente funzioni Dio. Così ne cerchiamo un surrogato in posti pericolosi.
Ora siamo nella fase “solo un vaccino ci può salvare”, ma dopo la probabile disillusione potremmo esser tentati di colmare il vuoto nel presepe con qualche salvatore della patria. Ed è questo il mio incubo della vigilia. Buon Natale, e attenti ai falsi messia.