IL BI E IL BA
La coda velenosa della presidenza Trump
Come in un saggio di Norman Cameron, il paranoico finisce per dar vita al fantasma della sua pseudo-comunità ostile. Una profezia che si autoavvera
Appena si parla di paranoia e politica, un nome e un titolo bussano alla porta della memoria: Richard J. Hofstadter, “The Paranoid Style in American Politics”, Harper’s Magazine, novembre 1964. Io però per acciuffare la coda velenosa della presidenza Trump preferisco rivolgermi a un saggio che, per quanto più datato, mi pare invecchiato benissimo: “The Paranoid Pseudo-Community” di Norman Cameron, pubblicato nel luglio del 1943 sull’American Journal of Sociology. L’idea di Cameron è che il paranoico, mal interpretando i comportamenti di persone che non hanno alcun nesso le une con le altre, crei nella propria mente una pseudo-comunità immaginaria, che è appunto quella dei suoi persecutori. Rispetto a questa alleanza malevola di cui si sente vittima agisce allora in modo difensivo, aggressivo o vendicativo, innescando così il meccanismo della profezia che si autoavvera: la comunità – quella reale – finisce per saldarsi contro di lui, giudicandolo pazzo o malvagio. Questo però gli offre la conferma della sua congettura iniziale, in un ciclo che si alimenta all’infinito. Il vecchio schema di Cameron – che ha il pregio di fare a meno delle categorie sdrucciolevoli della psichiatria – si può applicare su scala micro o macro, dalle guerre per bande su Twitter alla guerra alla democrazia dichiarata dalla Casa Bianca. Ogni fazione finisce per dar vita al fantasma della sua pseudo-comunità ostile; ogni fazione si seppellisce nella tana di una visione del mondo sfigurata dalla paranoia, che non comunica più con le altre tane. La “guerra civile fredda” si spiega anche così.