Il Bi e il Ba
Marco T. e l'ipotesi di un ministero a Maria Elena Boschi
Ai tempi del governo gialloverde ho seriamente temuto per il suo equilibrio, con il governo giallorosso il suo quadro clinico si è fatto più rassicurante. Cosa succederebbe con un Conte Ter?
Calamandrei ha scritto che il ruolo di “parte imparziale” del pubblico ministero contiene un paradosso e un assurdo psicologico: come possono coabitare, nello stesso animo e nello stesso momento, il piglio appassionato dell’avvocato dell’accusa e la neutrale impassibilità del giudice? E’ vero. Conosco però un paradosso altrettanto (se non più) schizogeno: l’adozione simultanea del ruolo di pm e di quello di avvocato rispetto allo stesso imputato, nella fattispecie lo stesso governo.
Prendiamo il caso del paziente Marco T., di mestiere giornalista. Per struttura caratteriale e malformazione professionale è in grado di assumere solo due ruoli, l’inquisitore e il difensore; rispetto a tutte le sfumature intermedie esibisce un candido daltonismo morale. Ebbene, confesso che ai tempi del governo gialloverde ho seriamente temuto per il suo equilibrio: ogni ingrato giorno doveva difendere a spada tratta i gialli e accusare senza mezze misure i verdi, attribuendo all’iniziativa dei primi tutti i “successi” del governo e all’ostruzionismo dei secondi tutti i fallimenti. Un bell’assurdo psicologico. Con il governo giallorosso il suo quadro clinico si è fatto più rassicurante: può fare a tempo pieno l’avvocato dei gialli, tollerare i rossi e ogni tanto sfogarsi sul capro espiatorio di professione, il nostro Malaussène di Rignano sull’Arno.
Ora penserete che sono crudele, ma l’ipotesi di un ministero a Maria Elena Boschi mi ringalluzzisce solo per questo. Voglio essere in prima fila quando Marco T. va in tilt nello studio della Gruber, gli gira tutto intorno alla testa e ricompare pochi giorni dopo come maestro di danza.