Il Bi e il Ba
La piccola, insulsa, parata dei trumpiani
I sostenitori di Trump hanno acciuffato al volo l’affaire Twitter, per parare il colpo e rilanciare. Così sul banco degli imputati ci sono di nuovo quelli di prima: le élite liberal, il politically correct e big tech
Biglietti, vendo biglietti per la piccola parata! Certo, quella grande era più sfarzosa. La raccontò Jean-François Revel in un pamphlet del 2000 – “La grande parade”, appunto – che giocava sui due sensi della parola: l’azione di parare un colpo, ma anche lo sfoggio cerimoniale che si fa dei propri ornamenti. Per non finire travolta dalle macerie del muro, diceva Revel, la sinistra marxista dovette ricorrere a una grande parata, che le consentì di mantenere il capitalismo sul banco degli imputati e di agghindare o camuffare le memorie di un secolo terribile. Ebbene, da alcuni giorni assistiamo alla piccola parata – in sé microscopica, ma di macroscopica sfacciataggine. La fine abietta di Trump, smascherato davanti al mondo per il nemico della democrazia che è, avrebbe dovuto indurre nei suoi sostenitori almeno una resipiscenza, una riflessione malinconica sulla fine meschina di una meschina illusione, per variare un altro celebre titolo.
E invece, hanno acciuffato al volo l’affaire Twitter per parare il colpo: far subito dimenticare la sedizione armata dei trumpiani e rimettere in strada il loro carro di Tespi. Mossa spettacolare! Sul banco degli imputati ci sono di nuovo quelli di prima – le élite liberal, il politically correct, big tech; Trump è di nuovo parte civile, se non vittima dell’establishment cattivo. E loro? Loro possono tornare freschi freschi sullo scranno degli accusatori: in fondo avevano ragione anche quando avevano torto, Capitol Hill è uno “scivolone” (così ha scritto una sua fanzine italiana), e Fox News ha già detto che la rimozione di Parler dalle piattaforme è una nuova Notte dei cristalli. E’ la piccola parata, un po’ insulsa: se non volete i biglietti vi capisco.