Il Bi e il Ba
Catenacciari in pericolo
Come la Nazionale del Trap, la sinistra di oggi rischia di impelagarsi nell'antico tatticismo del "tirare a campare". Ma ormai in politica si vince all'attacco
Vi ricordate il 2-1 che beccammo dalla Corea del sud ai Mondiali del 2002? Secondo Ugo Pipitone, economista italo-messicano, l’Italia di Trapattoni perse “per colpa delle gabbie mentali che fanno del tatticismo un’antica tradizione storica trasformata in inerzia culturale”. Veder giocare la nostra Nazionale, commentò in un ispiratissimo articolo pubblicato all’epoca da Internazionale, è “un tuffo nel basso Medioevo, in un universo di città mercantili alleate e nemiche a seconda delle circostanze: un teatro secolare di tatticismi, agguati, inganni”. Come si può, con un solo gol di vantaggio, arroccarsi in un catenaccio suicida, sostituendo Del Piero con Gattuso? “Il calcolo è semplice: difendere ha maggiori possibilità di successo che attaccare”. In teoria. “Ma nel calcio non ci sono poderose muraglie di difesa, anche se resistono nella testa degli allenatori italiani”. Un imprevisto, una disattenzione, e l’avversario ti frega.
E qui veniamo alla sinistra italiana di oggi, e ai suoi commissari tecnici Zingaretti e Bettini. Il loro schema di gioco è semplice: inserire qualche terzino al posto di Renzi, fare quadrato intorno all’avvocato del popolo, tirare innanzi fino ai minuti di recupero, infine candidare il Conte taumaturgo che avrà guarito la nazione e che magari avrà creato un suo partito facente funzioni Scelta civica (per rassicurare i moderati, come da tradizione). Il guaio è che nella politica di oggi c’è ben poco da difendere, siano gol di vantaggio o tifoserie. L’elettorato, più volubile che mai, non si tiene in cassaforte come ai tempi dei vecchi partiti: lo si conquista. Insomma, tutti a chiedersi se si vinca al centro o a sinistra, quando l’unica certezza è che si vince all’attacco. Per questo il catenaccio dei due allenatori nel pallone potrebbe rivelarsi fatale.