L'Inauguration day di Donald Trump, 20 gennaio 2017 (Getty Images) 

Il Bi e il Ba

Non sia la pioggia! E la pioggia non fu

Guido Vitiello

Presagi di una presidenza pericolosamente menzognera, sin dall'Inauguration day di quattro anni fa

In principio era il verbo; ma se il tuo primo fiat è una balla colossale, ne sarà inficiata tutta la creazione. Pioveva su Washington il 20 gennaio del 2017, quando Donald Trump pronunciò il suo discorso inaugurale. Eppure la sera stessa, al Liberty Ball, il presidente disse che di pioggia non se n’era vista mentre lui parlava, e che solo dopo aveva cominciato a venir giù. Pensateci, che esordio grandioso: hai gli occhi di tutto il mondo puntati addosso, e il tuo primo vagito è una menzogna così poco nascosta che contraddice addirittura le evidenze dei sensi. Non sia la pioggia! E la pioggia non fu.

 

Bugia bianca, si dirà. Bugia infantile, senza meno. Bugia gratuita, soprattutto. Eppure, osservata da vicino la faccenda si fa molto più misteriosa, e rivelatrice. Gli occhiali giusti si trovano in un libro straordinario e dimenticato sulla propaganda sovietica che ha molto da insegnare su tutti gli usi politici del linguaggio, La langue de bois (Julliard, 1987) di Françoise Thom. Gli occidentali, scriveva Thom, si stupiscono ingenuamente della grossolanità delle falsificazioni comuniste, scambiandole per un segno di debolezza.  E invece sono un segno di forza: “Più la menzogna è enorme, più il cambiamento di linea è manifesto, più il potere si afferma con clamore; la sua insolenza verso la realtà e la memoria è l’indice della violenza che può permettersi di esercitare impunemente”.

   

La cosmogonia trumpiana è rimasta incompiuta, e ieri il suo demiurgo si è involato in elicottero verso cieli governati da una meteorologia solipsistica. Ma quaggiù noi occidentali ci stupiamo sempre meno.

 

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