I Conti non tornano
Dalla pausa di riflessione alla rabbia e al diniego: le forze attorno al Conte bis si stanno sgretolando secondo le dinamiche di una love story che giunge al termine
“Il privato è politico” è un insidioso slogan dal retrogusto totalitario, ma è pur vero che il politico a volte ricalca il privato. Lo sfaldarsi della compagine del Conte bis ripercorre le tappe della fine di un amore. E’ cominciata con il mandato esplorativo, che è l’equivalente politico del periodo di riflessione, ma non c’è stato verso di tenere in vita un amore già sfiorito. Allora si è sprigionata l’aggressività, ben noto meccanismo di difesa, e sono partite le contumelie contro il fedifrago che ha rovinato una storia così bella, il porco che mentre loro piangevano faceva i suoi comodi nell’harem saudita. Tappa successiva, il diniego: cos’è, in fondo, Draghi, se non un Conte ritoccato? Non è successo nulla! Anche questo rammendo, però, non ha tenuto. E siamo arrivati a quella che lo psicoanalista Igor Caruso (La separazione degli amanti, Einaudi 1974) chiama “fuga in avanti”, con un sinistro friccico maniacale che fa velo alla depressione. Ripartiamo! Così hanno lanciato Conte alle suppletive, ma la proposta ha fatto subito terra di Siena bruciata. Ora dicono: facciamo l’intergruppo, facciamolo strano; ma una parte del Pd non ci sta a questo abbraccio frettoloso, tanto più che il M5s sta cadendo a pezzi, tra defezioni e lunghi coltelli, tra Crimi che se ne va e il direttorio che non arriva. Rassegnatevi, è finita. I Conti non tornano.