Il Bi e il Ba
Un Pannella per la segreteria Pd
Il radicale ha provato più volte a proporsi come guida, per rimediare ai guasti storici della ditta: l'hanno sempre respinto. E ora che ai dem servirebbe proprio una figura come la sua, quella figura non c'è più
Fare il segretario del Pd rientra palesemente tra i lavori usuranti, ed è superfluo tenere il calcolo degli anni a decorrere dalla scissione di Livorno per stabilire che dà diritto a Quota 100. Eppure, per qualche misteriosa ragione, in tanti si offrono volontari per spaccarsi la schiena, anche tra quelli che ne sarebbero esentati per diritto. Ora è Beppe Grillo a proporsi (a fare la mossa di proporsi, diciamo), e non è nemmeno la prima volta: ci aveva provato nel 2009, all’epoca in cui Gianroberto Casaleggio voleva usarlo come palla da demolizione per buttare giù l’unico partito superstite, ai suoi occhi l’ostacolo più insidioso sulla via della democrazia diretta.
Ma Grillo non è il solo recidivo. Anche Marco Pannella si era fatto avanti due volte: la prima – in ticket con Emma Bonino – nel 2007, l’anno in cui la stessa impresa la tentò Antonio Di Pietro, ossia la precedente palla da demolizione di Casaleggio; la seconda, con meno convinzione, nel 2013. Tutti e tre – il magistrato, il comico, il radicale – furono respinti ai cancelli della ditta. Inutile dire che i due che volevano dedicarsi al sabotaggio industriale furono poi fatti entrare furtivamente dalla porta sul retro; il terzo, che si offriva di dare una mano per rimediare ai guasti storici della ditta, ebbe diversa accoglienza. E oggi che al Pd servirebbe proprio un Pannella, Pannella non c’è più.