Il Bi e il Ba
L'antidoto della storia contro le derive poliziesche
Il ministro Orlando dice che bisogna studiare meccanismi di denuncia anonimi chi viola il codice delle Pari opportunità. Sarebbe meglio ripassare la storia di Mani pulite e gli appelli di certi procuratori dell'epoca, che furono il prologo della nostra tragedia civile
Ha detto il ministro del Lavoro Andrea Orlando che bisogna studiare “meccanismi di piattaforme anonime” per denunciare chi viola l’articolo 27 del codice delle Pari opportunità, che vieta di fare domande personali alle donne nei colloqui di lavoro. Io gli rispondo che bisogna, semmai, studiare la storia. E non la storia antica dei sicofanti ateniesi o quella meno antica degli Inquisitori e del loro sistema “per denuntiationem”, ossia per denuncia anonima e segreta. Neppure la storia di cent’anni fa, quella dei delatori fascisti, gli occhi e le orecchie del Duce. Certo, non nego che un ripasso sarebbe utile, per non restare ipnotizzati dal neoterismo anglofilo del “whistleblowing” o dal casaleggismo della “piattaforma”.
Ma la storia di cui parlo è più recente. Il 7 maggio 1993, intervistato dal Gr1, il procuratore Borrelli, capo del pool Mani Pulite, lancia un appello: denunciate, se siete a conoscenza di qualche fatto di malaffare; presentatevi alla polizia o ai carabinieri, e il vostro anonimato sarà protetto. È il prologo in cielo della nostra tragedia civile. Ma all’epoca c’era almeno in scena un coro di saggi. Ricordo il loro corifeo, Marco Pannella: “Il procuratore Borrelli si candida a ministro di polizia in uno stato di polizia”. E se il coro non basta a impedire la rovina fatale degli eroi tragici, figuriamoci di quelli tragicomici.