(Lapresse)

Il Bi e il Ba

Per Letta, meglio Conte che niente

Guido Vitiello

Mentre i riformisti tergiversano, l'ex premier sembra essere per il momento l'unico interlocutore sicuro di Enrico Letta

Non intendo fare l’avvocato del diavolo grillino, signori della corte, semmai il controesame dei santi riformisti. Amici aureolati, dispiace anche a me che Letta sembri preferire, al momento, la Cosa di Conte alla Cosa dei liberaldemocratici. Ma dovete capirlo. Ricordate come comincia il paradosso di Newcomb? Ti mettono davanti due scatole: in una c’è un calice d’oro di medio valore, nell’altra non si sa, potrebbe esserci un ragno oppure la Gioconda. Quale scegliere? Ecco il dilemma di Letta. La Cosa di Conte è la prima scatola: magari il calice non è d’oro, è solo placcato (per parte mia non ho dubbi che sia una patacca), ma può far da base per una trattativa.

 

E l’altra scatola? Non c’è. Ci sono alcuni fogli di cartone con cui, eventualmente, assemblarla. Ho ascoltato venerdì il talk organizzato da Linkiesta tra i leader delle formazioni riformiste. Solo Calenda (Azione) e Bentivogli (Base) sembravano avere le idee chiare: si avvii un processo costituente per dar vita a un partito. Per il resto, da Bonino (+Europa) a Scalfarotto (Iv), prudenti quanto generici inviti a colpire uniti marciando divisi, e a federarsi per tappe (cosa che equivale, lo insegnano all’unisono mille vicende italiane, a condannare la scatola a scompaginarsi alla prima occasione). Amici, qua non ci sono santi, e soprattutto non c’è tempo: bisogna costruire la scatola. E poi, se possibile, metterci dentro la Gioconda.