il bi e il ba
Certi magistrati, sovranisti con gli amici, globalisti con i nemici
Per alcuni giudici, il mondo fuori dall'Italia esiste solo come magazzino di esempi da scagliare o di gingilli per farsi belli. È la formula del provincialismo culturale
Sovranisti con gli amici, globalisti con i nemici. È la formula del provincialismo culturale di certi magistrati, specie di quelli che più chiassosamente intervengono nel dibattito pubblico, dandosi arie tra curiali e guerresche. In effetti, per il provinciale il resto del mondo non è mai qualcosa di reale, esiste solo come magazzino di esempi da scagliare contro i compaesani o di gingilli con cui farsi belli ai loro occhi sulla piazza del paese.
Nell’ormai logoro repertorio di iperboli, caricature e battutine con cui Piercamillo Davigo cerca di vincere facile nei duelli televisivi, c’è quella del giudice malese mandato in Italia dalle Nazioni Unite (già così sembra l’inizio di una barzelletta) che rimane esterrefatto dal modo in cui i politici minacciano l’indipendenza della magistratura. L’Onu ci guarda, e ci giudica! Se però a giudicarci è la Cedu, e ha da ridire sulla barbarie dell’ergastolo ostativo, ecco che i nostri eroi (Davigo, Caselli, Ardita, Gratteri) ridiventano di colpo strapaesani, e guardano i giudici europei con gli occhi di Totò e Peppino davanti al vigile milanese scambiato per generale austriaco.
Chi sono questi signori stranieri che pretendono di spiegarci come far le cose in casa nostra dove c’è Cosa Nostra? Bisognerebbe mostrare a Strasburgo le immagini della strage di Capaci! Anche questa è di Davigo, ma speriamo che abbia il buon gusto di non metterla stabilmente in repertorio.